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Il Pelmo sulla Val Fiorentina (scorri la gallery!)
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Lago delle Baste: sullo sfondo il Pelmo
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Val Fiorentina: panoramica
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Casera Pioda, ai piedi del Civetta
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Forcella Puina, in autunno
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Becco di Mezzodì da forcella Puina, oltre il rifugio Città di Fiume
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Marmolada da forcella Puina, oltre il rifugio Città di Fiume
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Il castello di Andraz
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Ciàstel ed Andraz sulla via per passo Falzarego
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Federe, alpeggio ai piedi di Sief e Col di Lana
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Passo Sief ai piedi del Setsass
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Il Civetta visto dai dintorni di Alleghe
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Il lago Coldai ai piedi del Civetta
Veneto

Val Fiorentina

La val Fiorentina è la valle solcata dal torrente omonimo che dalle pendici del passo Staulanza scende tra Pelmo e Civetta fino a confluire nel Cordevole nei dintorni di Caprile. Salvo alcuni lembi dei comuni di Borca e San Vito di Cadore, la valle è interamente compresa nei territori comunali di Selva di Cadore e Colle Santa Lucia. Il nome non ha nulla a che fare con la città di Firenze ma deriverebbe dall'abbondanza di ferro: "fiorentina" quindi da "ferentina", "valle del ferro". Qui, infatti, si trovavano le miniere del Fursil e partiva la "Strada della Vena" che congiungeva i luoghi di estrazione agli impianti siderurgici di Valparola e Piccolino (San Martino in Badia) oltre a connettere il castello di Andraz, presidio meridionale, e Castel Tor, a San Martino in Badia, sede locale del potere.
Si dibatte sull'inserimento "geografico" di Colle Santa Lucia nella vallata: storicamente, infatti, ha sempre fatto parte del Tirolo e non del Cadore, come la vicina Selva. E' comune la parlata ladina, di matrice dolomitica.

La storia: le prime frequentazioni nella valle risalgono alla preistoria. Importanti e unici ritrovamenti nella conca di Mondeval, che si trova a 2150 metri di quota, sopra i villaggi di Santa Fosca e Pescul, documentano che, a partire dall'età mesolitica, (circa 9200 anni fa) vi è stata un'assidua frequentazione di quest'area montana. A questo proposito, nel 1987, durante una campagna di scavo archeologico, fu rinvenuta una fra le testimonianze più rilevanti del mesolitico in tutto l'arco alpino: la sepoltura di un cacciatore vissuto circa 7500 anni fa, con un ricco corredo funerario costituito da manufatti in selce, in osso e corno di cervo, di uso quotidiano, per la caccia e di ornamento. La sepoltura si trova al museo civico della Val Fiorentina a Selva, assieme ad altre testimonianze di periodi successivi di frequentazione nel nostro territorio.

L'antico paesaggio. Intorno a 230 milioni d'anni fa, all'inizio del periodo geologico chiamato triassico, in un ambiente marino di tipo tropicale con vari isolotti sparsi in grandi distese d'acqua, si formarono le nostre Dolomiti (il monte Pelmo, il Civetta, la Marmolada, ecc.). Proprio il monte Pelmo ha restitutito le tracce di dinosauri triassici, nell'ormai famoso ritrovamento segnalato dal nostro valligiano Vittorino Cazzetta, che ha aperto, quasi una ventina d'anni fa, la strada alla conoscenza dei "dinosauri italiani". Il calco che riproduce il masso con le piste di questi antichissimi dinosauri si trova nella sala geologica del nostro museo. All'epoca del cacciatore di Mondeval, la Val Fiorentina era tutta coperta da bosco, che si era sviluppato dopo l'ultima glaciazione e raggiungeva una quota di almeno 200 metri superiore al limite attuale. Qua e là le foreste, ricche di selvaggina, di frutti e di erbe eduli, erano intercalate da superfici scoperte di vegetazione arborea, a causa delle numerose frane, delle valanghe e delle periodiche esondazioni delle acque tumultuose dei torrenti. Non c'erano i prati ed i pascoli dove ora sorgono i nostri villaggi. Questo paesaggio rimase così per millenni.

Le origini di Selva di Cadore: nella guida storico-alpina del Cadore di Ottone Brentari si legge:" In mezzo a fitte tenebre, che non ci lasciano scorgere splendida la verità, bisognerà, con ipotesi e congetture, accontentarsi di scoprire semplicemente il probabile per quanto riguarda l'origine del popolo del Cadore." Di certo sappiamo che verso la seconda metà del IV-III millennio a.C., la valle fu abitata stagionalmente non soltanto da cacciatori, ma anche da pastori con greggi, come testimoniano i reperti (visitabili al museo) ritrovati nel riparo-abitazione di Mandriz, zona ubicata sopra il nostro villaggio di Toffol a 1600 metri di quota. I pastori e le greggi, in numero sempre maggiore usufruirono dei pascoli alti delle zone di Mondeval, passo Giau, passo Staulanza.
Chi furono quindi i primi abitanti di Selva di Cadore? Un cippo, forse confinario, preromano con iscrizioni paleovenete, ritrovato sul monte Pore, in territorio del confinante paese di Colle Santa Lucia, fa supporre che il territorio fu occupato da un popolo anteriore ai romani. Di certo si ha un riscontro storico dell'appartenenza del territorio di Selva di Cadore al Municipium romano di Julium Carnicum (l'attuale paese di Zuglio in Carnia), nelle iscrizioni confinarie di epoca romana (I secolo a.C.) incise su roccia alla base del Monte Civetta, del Coldai e del Col di Davagnin, proprio sul nostro monte Fertazza. Lo sfruttamento di tutta la valle e dei suoi pascoli fu quindi dei pastori cadorini, essendo essa assegnata all'area degli Juliensis (Carnia e Cadore).
Solo dopo il X secolo, il paese di Selva di Cadore ebbe consistenza e si formarono i primi veri insediamenti stabili che si svilupparono in gruppi di varie famiglie (le vile) legate alla pastorizia ed ai boschi. Dopo la scoperta (o probabilmente la riscoperta) e sfruttamento delle miniere di ferro di Colle Santa Lucia, dette del Fursil, proprio ai confini con Selva, la valle ebbe un notevole impulso demografico. In un antico documento del 1234 si menziona la chiesa di S: Lorenzo (protettore dei carbonai) a Selva. In un'altra antica pergamena dell'11 febbraio 1257, riguardante Selva di Cadore, si dice che " nel forno di Selva , davanti la casa di Giovanni ecc…" Si sa così che alla metà del 1200 Selva aveva già una chiesa, un forno e delle case. Lo sfruttamento intensivo delle miniere di ferro, a partire soprattutto dal XIV secolo, comportò l'avvio di nuove attività in valle, come quella dei carbonai, dei fabbri e dei forni fusori. Fino al 1420 i Cadorini, e quindi anche Selva, furono sotto il Patriarcato di Aquileia, poi aderirono alla Serenissima Repubblica di Venezia, che comunque lasciò loro un'ampia libertà di autogovernarsi attraverso le Regole.

Appuntamenti ed eventi: Selva di Cadore si arricchisce di una serie di importanti e molto apprezzati appuntamenti fissi, come i consueti concerti d'organi storici, la presentazione stagionale, ad opera degli autori, dei libri più venduti nella stagione o delle pubblicazioni di cultura ladina, ad opera della locale "Union de i Ladign" (come il vocabolario e il dizionario etimologico del dialetto ladino di Selva, opere di notevole spessore e inestimabile valore storico-culturale). Inoltre l'allegria non manca mai nelle sagre paesane, fra cui spiccano la Sagra della Madonna del Carmine (3° domenica di luglio) e la Sagra di Sant'Osvaldo (ultima domenica di luglio), nelle cui occasioni gli abitanti si vestono nel tradizionale costume ladino e il gruppo Folk, assieme ai bambini del Minifolk, intrattiene tutti con musiche e rappresentazioni di antichi balli locali. In inverno i maestri di sci e lo Sci Club allietano le serate con fiaccolate e vin brulè. Per gli sportivi, questi luoghi sono teatro ormai da vari anni di importanti manifestazioni quali la "Civetta Superbike", la Coppa Monte Pelmo (gara e sfilata di auto d'epoca), la Coppa D'Oro delle Dolomiti (gara regolamentare di auto storiche) e la "Transcivetta" (corsa in montagna che attraversa appunto tutto il Civetta).

Le Regole: tipica istituzione del Cadore, ancora viva anche a Selva (ricostituita con legge regionale) Le Regole sono rette da particolari ordinamenti fissati da statuti e tradizioni secolari. Il loro principio si basava anticamente sulla solidarietà tra gli originari, i quali erano assegnatari di una proprietà di bosco e di pascolo indiviso e inalienabile, sufficiente per assicurare un minimo di sopravvivenza anche ai meno abbienti. L'appartenenza alla Regola dava dei vantaggi, ma comportava anche vari obblighi come le prestazioni gratuite di manodopera per la Comunità (pulitura di pascoli, sgombro della neve, servizio di vigilanza notturna contro gli incendi in periodi di siccità ecc.)

I Colendiei: era una tipica istituzione sociale che aveva lo scopo di favorire i meno abbienti del paese. I colendiei erano un insieme di prati di proprietà comune (nella zona dove ora sorge il rifugio Aquileia) che ogni anno venivano spartiti mediante sorteggio nel giorno di S: Bartolomeo (il 24 agosto). Tutti i colendiei venivano divisi in 5 zone ed ogni anno ciascuna Regola, a turno, cambiava zona. Ogni partecipante alla spartizione poteva falciare il fieno assegnatogli dal sorteggio e così, con perfetta giustizia distributiva, era garantito il sostentamento anche ai più poveri.

Paesaggio attuale: piccoli centri e villaggi (le antiche vile) ricchi di storia si adagiano in un'ampia, soleggiata radura di prati, circondati da fitti boschi di conifere: questa attualmente è Selva di Cadore con la sua Val Fiorentina. Valle incastonata in una superba cornice dei più rinomati monti dolomitici: il maestoso e solitario Pelmo, l'ardito Civetta e, sullo sfondo, la Marmolada con il suo ghiacciaio perenne, mentre a nord, il selvaggio anfiteatro del gruppo del Cernera separa la valle da Cortina d'Ampezzo.

Abitanti: Selva di Cadore conta meno di 600 abitanti (anche se nelle stagioni invernale ed estiva ha circa 4-5000 presenze), la cui parlata si colloca nell'ambito del "ladino dolomitico", del quale ha conservato moltissime caratteristiche sia fonetiche che lessicali. Da alcuni anni, l'attuale occupazione principale della popolazione è il turismo, sia estivo che invernale e le attività connesse. Vivissime sono ancora le tradizioni locali che le associazioni volontaristiche valorizzano e riscoprono (l'Union de i Ladign, il suo Gruppo Folk, gli Amici del Museo, gli Alpini, il Cai, i VV.FF. volontari ecc.).

Il turismo: in estate gli ospiti possono godere di passeggiate ed escursioni di ogni tipo e difficoltà, di percorsi in mountain-bike lungo stradine e sentieri nei boschi, cimentarsi in ascensioni fra le più rinomate (qui passa l'Alta Via delle Dolomiti n. 1); possono praticare la pesca sportiva nei nostri limpidi torrenti; giocare a tennis, mentre i più piccoli possono ritrovarsi al parco giochi. I moderni impianti di risalita estivi ed invernali fanno godere dei vasti panorami sulle Dolomiti e permettono di percorrere più di 80 Km. di piste di sci alpino nell'incomparabile comprensorio Ski Civetta. Ed ancora piste da fondo per tutti i livelli in una natura integra e unica per bellezza. Un corollario di ristoranti, rifugi alpini e malghe, ove gustare in relax, sia d'estate che d'inverno, i genuini sapori dei piatti tipici e dei prodotti caseari dei nostri pascoli alpini.

"A tutti gli amanti della montagna, di cose semplici, di sano divertimento, di silenzi, di natura incontaminata, di tradizioni, cultura e storia Selva di Cadore sorride e dona il suo BENVENUTO".

Cultura e tradizioni: a Selva di Cadore la cultura ha un ruolo preminente e il fascino della preistoria. Infatti, oltre 7.000 anni fa, in epoca mesolitica, nei pascoli di queste Dolomiti vivevano stagionalmente cacciatori per predare cervi, stambecchi, camosci, cinghiali; utilizzando frecce con punte di selce e arnesi in osso e corno. Qui, precisamente a Mondeval, è stata ritrovata la più importante sepoltura mesolitica ad alta quota: il famoso "Uomo di Mondeval". Inoltre su un masso staccatosi dal monte Pelmetto, sono state ritrovate più di cento orme impresse sulla roccia, che parlano dei più affascinanti e temuti animali preistorici: i dinosauri, che hanno passeggiato in questa valle, che allora era una vasta palude di acqua marina, oltre 200 milioni di anni fa. Gli ospiti possono quindi vivere le emozioni di queste antiche epoche, partecipando alle escursioni e alle visite culturali organizzate in loco. Per quanto riguarda un passato più recente, questi luoghi appartengono alla tradizione Ladina, ancora fortemente presente nei villaggi più antichi e caratteristici della valle, come Villa, L'Andria e Toffol, dove si può ammirare la magia dei vecchi fienili e rimanere sorpresi dalla scoperta delle forme inaspettate delle "barkonele".

Tradizioni enogastronomiche : ristoranti, rifugi e malghe ove gustare in relax, sia d'estate sia d'inverno, i genuini sapori dei piatti tipici e dei prodotti caseari dei nostri pascoli alpini. Da non perdere i casunziei (tortelloni a base di rape rosse e papavero), gli gnocchi di zucca, le lasagnette fatte in casa, pastin (a base di carne tritata di maiale) e funghi di ogni specie.

A cura della Pro Loco Val Fiorentina
www.valfiorentina.it


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