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Isolata baita poco oltre la partenza (scorri la gallery!)
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Inizia l'autunno
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I primi colori autunnali
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Baite Fontanili, a metà del percorso verso il passo di Tartano
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La val Tartano dal passo omonimo
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I laghetti di Porcile dal passo di Tartano
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Linea Cadorna e sullo sfondo il Pizzo Cengalo
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Un accompagnatore inatteso lungo la camminata
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Pizzo Cengalo e la cresta granitica della val Masino
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Linea Cadorna vicino al passo di Tartano
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Camminando nei pressi della Linea Cadorna
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Vista sul passo di Tartano: sullo sfondo i monti Cadelle e Valegino
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Alta val Brembana
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I quattromila elvetici dalla cima di Lemma
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Il monte Disgrazia dalla Cima di Lemma
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Pizzo Cengalo e la cresta della val Masino dalla Cima di Lemma
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Pizzo Tramoggia dalla Cima di Lemma
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Il Bernina dalla Cima di Lemma
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Il monte Disgrazia e il Pizzo Tramoggia dalla Cima di Lemma
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Cima di Lemma: sguardo a nord
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Sulla cima di Lemma, sguardo verso est

Linea Cadorna

Eravamo partiti con l'idea (che sapevamo abbastanza utopistica) di vedere qualche colore autunnale ma sono stati i panorami e la storia a conquistarci durante la passeggiata che da San Simone ci ha portato al passo di Tartano ed alla cima di Lemma.

La partenza avviene alla Baita del Camoscio, a 1750 metri sul livello del mare. Ci si arriva anche in auto, avendo cura di percorrere con estrema attenzione gli ultimi ottocento metri di strada sterrata. In alternativa si può partire dalla partenza più bassa degli impianti, a circa 1650 metri di quota. Impianti? Sì, San Simone - con Foppolo e Carona - era uno dei tre comprensori sciistici di BremboSki, società fallita che ha lasciato "gli scheletri" di skilift e seggiovie sulle pendici meridionali della vallata. Ancora oggi non si sa che futuro avranno questi impianti e queste piste. 

Lasciata alle spalle la Baita, con gli impianti in disuso, ci si immerge in un ambiente d'alta quota che ci si aspetterebbe a quote superiori. Piste e impianti non guastano l'immagine complessiva della valle (ci si attende, invece, il ripristino dei parcheggi e dei dintorni delle poche case di San Simone, oggetto di lavori): si cammina puntando una baita isolata e guidati da un primo cartello escursionistico. Si percorre una pista agripastorale abbastanza evidente che punta verso nord.

Dopo la baita si prosegue a mezza costa sulla citata ampia pista incontrando il bivio per il passo di Lemma che si ignora dirigendosi verso il passo di Tartano e le Baite Fontanili, davvero suggestive e perfettamente inserite nel panorama. Oltre le baite, si scende per qualche decina di metri e si affronta l'unico tratto boscoso della giornata. Sono solo pochi minuti perché presto si riprende a salire e - dopo esser passati da Baitone Saline - si raggiunge il passo di Tartano, 2125 metri di altitudine, spartiacque tra la val Brembana e la val Tartano, tra le province di Sondrio e Bergamo. Una grande croce bianca incombe sul passo che propone il primo evidente affaccio sulle opere della Linea Cadorna: feritoie, trincee e appostamenti si susseguono sia sul valico sia verso sud-ovest, in direzione della cima di Lemma (il passo di Tartano si raggiunge in meno di novanta minuti da San Simone).
Ma raggiungere il passo di Tartano regala un'altra sorpresa: il bellissimo panorama sul Pizzo Cengalo e sulle altre cime granitiche della val Masino

Guardando in direzione est, invece, si scorgono i tre laghetti di Porcile. A dispetto del nome, che lascia presagire tutt'altro, Porcile deriva da una parola dialettale, "purscil", che significa "purezza". I laghi, quindi, sono storicamente associati all'idea di purezza e limpidezza. Ed i riflessi delle montagne nelle loro acque sembrano confermarlo. La deviazione ai laghi richiede almeno un'ora e mezza tra andata e ritorno e va valutata con attenzione soprattutto in autunno, quando le giornate sono più brevi.

A malincuore, rinunciamo ai laghi e proseguiamo in direzione cima di Lemma, 2348 metri: 40-45 minuti sono sufficienti per colmare il dislivello, non eccessivo, e superare i pochi passaggi ostici che caratterizzano il primo tratto. Notevoli, anche qui, i resti della Linea Cadorna.

Raggiunta la cima di Lemma si completa un panorama che diviene grandioso quanto inatteso se non si frequenta la zona: alle cime che chiudono a nord la val Masino si aggiungono il monte Disgrazia con il suo ghiacciaio, il Pizzo Tremoggia ed il Pizzo Malenco ed un angolo di Pizzo Bernina, l'ultimo 4000 delle Alpi andando verso est. Non solo: ad ovest si scorgono altri quattromila tra cui spiccano l'Aletschorn (alle cui pendici si estende uno dei ghiacciai più imponenti delle Alpi), il Finsterarorn e lo Schreckhorn.

Difficile lasciare una tale vista che fa quasi dimenticare come alle spalle si alzino tutte le Orobie e si riconoscono, tra le altre, le vette del Diavolo di Tenda e del Pizzo Arera.

Per rientrare alla base si segue la cresta di vetta fino al passo di Lemma, dove si ritrovano altre evidenti tracce della linea Cadorna, per circa 40 minuti. Un sentiero in rapida discesa condurrà all'ampia pista forestale percorsa all'andata, al bivio ignorato dopo pochi minuti di passeggiata ed infine al punto di partenza.

In totale, soste lunghe escluse, si può chiudere questo anello in circa quattro ore.

Due parole sulla Linea Cadorna, che correva dal Varesotto fino al passo del Mortirolo, tra Valtellina e Val Camonica. La Grande Guerra, la Prima Guerra Mondiale, è passata alla storia come una guerra di logoramento e trincea sia in pianura sia, soprattutto, in montagna. In quota, i fronti più caldi furono senz'altro quelli dell'Adamello, delle Dolomiti, di Asiago, degli Altipiani Trentini. Anche le Orobie, però, furono fortificate perché il generale Luigi Cadorna decise di proteggere questi crinali nel timore di un ipotetico sfondamento austriaco dei passi Stelvio e Tonale o di un'incursione attraverso la neutrale Svizzera. Fu la "milizia territoriale", in pratica i "civili" del posto, a realizzare queste opere che - talvolta - si possono confondere con recinti rurali. Visto che la Guerra prese altre direzioni, le truppe che presidiavano la Linea Cadorna furono progressivamente assegnate ad altre, più cruente, destinazioni.
In particolare nei pressi dei due valichi (di Lemma e di Tartano) si possono osservare trincee con vani portamunizioni, camminamenti e cavernette di riparo realizzate per affacciarsi sulla val Tartano e scorgere con grande anticipo gli eventuali movimenti del nemico.

  20/10/2023

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