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Valparola, una storia siderurgica

Non tutti sanno che il passo Valparola non segna il confine tra Alto Adige e Veneto. Il limite territoriale, infatti, corre molto più a valle, in sostanza appena sopra la località Armentarola.
Il passo Valparola, infatti, segna semplicemente un confine tra due comuni veneti, Livinallongo del Col di Lana (dove la dizione "patriottica" imposta dal Fascismo fu confermata con un referendum del 1983) e Cortina d'Ampezzo.

E' un confine "nuovo" e meramente amministrativo: per secoli Ampezzano, Livinallongo, Colle Santa Lucia ed Alta Badia appartennero all'Austria-Ungheria nella Contea del Tirolo. E ancora oggi il territorio è unito dalla comune matrice ladina, simboleggiata dal tricolore bianco, verde e blu che sventola ovunque.

Fin dal Medioevo, a Livinallongo esistevano stabilimenti siderurgici che lavoravano il ferro estratto dalle miniere del Fursil. A Valparola venne costruito un altoforno: la località fu scelta per la ricchezza d'acqua, necessaria per alimentare le macchine e raffreddare i materiali.
Tra questi luoghi correva la "strada della Vena" che univa le località produttive alla miniera: Colle Santa Lucia, Valparola e Piccolino, vicino a San Martino in Badia, avvicinandosi anche alla principale direttrice verso la sede del potere locale, Castel Tor a San Martino (che rispondeva al principe-vescovo di Bressanone). Senza dimenticare il passaggio dal castello di Andraz (o Buchenstein) allora fondamentale presidio meridionale.

In questo angolo tra Veneto ed Alto Adige Sudtirol, si trova oggi la malga Valparola, parte del maso Oberhof di Chienes, in val Pusteria. Il nome tedesco, Eisenhofen, ricorda ancora la tradizione siderurgica della località.

  28/07/2023

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