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Cividale, il Ponte del Diavolo (scorri la gallery!)
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Cividale, il Ponte del Diavolo
Friuli Venezia Giulia

Codroipo, Cividale ed il Natisone

Cividale del Friuli è un gioiello che dispone di un patrimonio artistico talmente prezioso da essere stata nominata dall’Unesco, nel 2011, sito patrimonio dell’umanità, all’interno del percorso “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)”. Tra i tanti punti d’interesse citiamo il Duomo, il Tempietto Longobardo e il Ponte del Diavolo, chiamato così perché la leggenda vuole che lo abbia costruito il diavolo stesso in una notte in cambio dell’anima di un cividalese che lo imbrogliò con uno stratagemma.
Testi e foto a cura di www.turismofvg.it


CIVIDALE E LA VALLE DEL NATISONE
Il percorso si dipana poi lungo la valle del Natisone, un territorio affascinante, caratterizzato da miti e leggende, chiese, monumenti, in cui la commistione di popoli e culture ha prodotto un paesaggio che la rappresenta pienamente nella sua armonia ideale. Tra le località toccate dal tracciato, San Giovanni d’Antro è il luogo più importante, per quanto concerne la storia, e rappresenta il cuore della comunità che si raccoglie nella valle.

Dati tecnici
Partenza: Cividale del Friuli
Arrivo: Cividale del Friuli
Difficoltà: bassa
Lunghezza: 23 chilometri
Dislivello: 207 metri
Quota minima: 122 metri
Quota massima: 216 metri
Tempo: 3 ore
Fondo: 20% sterrato, 80% asfalto

Descrizione
Si parte da piazza Ristori a Cividale del Friuli, lungo la statale 356 in direzione Tarcento.
Si seguono le insegne del tiro a segno lungo via Zuccola, prendendo poi la strada di Guspergo. All'altezza della svolta che sulla sinistra va alla chiesetta di San Floreano, si prende la strada per Gradois. Al bivio successivo si resta sulla destra proseguendo dritti, sino a un segnale di precedenza, superato il quale si svolta a sinistra su sterrato mentre a destra si va verso la strada statale che collega Cividale alle Valli del Natisone.
Proseguendo verso nord fino a Macorins si pedala ai piedi del Monte dei Bovi. Allo stop si gira a destra e si raggiunge un'edicola al centro di un incrocio, a sinistra.
Costeggiando la riva del Natisone si raggiunge Tarcetta, passando per Oculis, Spagnut e Biacis.
Da qui, in salita, si arriva fino alla parete rocciosa nella quale si apre la Grotta di San Giovanni d’Antro, che sovrasta un tratto della valle del Natisone. Il sito è interessante sia per la sua rilevanza storica, sia perché in essa si è scritta una parte significativa della storia della speleologia dell’intera regione.
Rientrando a Tarcetta si scende fino al ponte sul Natisone e s’imbocca la strada statale verso sud (sulla destra). Dopo circa 600 metri si prende la strada a sinistra. Giungendo a Ponteacco si gira a sinistra, poi al bivio successivo a destra e così fino alla cabina Enel.
Si prosegue sulla sinistra fino al leone in pietra a Sorzento. Svoltando poi a sinistra verso Becis, all’ingresso del borgo seguendo la strada di campo fino alla chiesa di San Pietro, andando verso la passerella di Oculis.
Riprendendo verso Vernasso si raggiunge la postazione militare; poi verso il pioppeto e la cava, fino al ponte che reimmette sullo sterrato già percorso per raggiungere Macorins.
Giungendo al bivio del campo sportivo, si svolta a destra al successivo incrocio e si prosegue verso Sanguarzo.
Da qui verso Cividale per tornare al punto di partenza.

Clicca e scarica la mappa del percorso, a cura di www.turismofvg.it
Clicca qui, invece, per la traccia gpx



ATTORNO A CODROIPO
Se vi piace pedalare sulle strade sterrate tra campi, vigneti e boschetti, questo itinerario fa proprio al caso vostro!

Dati tecnici
Lunghezza totale: 19,5 km
Dislivello: 18 m
Parcheggi: Codroipo; stazione FS, campo sportivo, Foro Boario, Via Europa Unita
Tipo di percorso: 10% strada urbana a medio traffico; 27% strada extraurbana con basso traffico; 32% piste ciclabili anche sterrate, 31% sterrati di buona qualità
Segnaletica: itinerario solo parzialmente segnalato (tabella n. 1 dei percorsi di Turismo Medio Friuli)

Descrizione
A sud di Codroipo, tra Villa Manin e Camino al Tagliamento, c’è un vasto reticolo di strade campestri che collegano piccoli paesi di lunga tradizione agricola. Passando vicino al lussureggiante Parco delle Risorgive di Codroipo, il cui ingresso è vietato alle bici ma che può essere visitato a piedi, si possono vedere gli antichi mulini ancora funzionanti lungo il fiume Stella, e le famose Ville Manin e Kechler, rimanendo quasi sempre su sterrati o piste ciclabili.
L’itinerario è circolare, totalmente pianeggiante ed è preferibile percorrerlo con la city-bike, la gravel o la mountain-bike.
Vista la presenza di strade urbane un po’ trafficate e in considerazione della porzione considerevole di strada sterrata, è sconsigliato ai ragazzi di età inferiore a otto anni.
Punto di partenza di questo itinerario è la stazione di Codroipo. Dopo aver imboccato via Roma, dirigersi verso Passariano percorrendo prima via XXIV Maggio e poi la SP65. Dopo una sosta a Villa Manin, proseguire la pedalata dirigendosi verso il Parco delle Risorgive.
L’anello si chiude percorrendo poi la strada che costeggia il fiume Stella fino all’incrocio con la strada comunale Levada, che va imboccata dirigendosi a destra in direzione San Martino di Codroipo. Procedere in direzione Gorizzo percorrendo via Glaunicco prima e Via del Molino poi.
Rientrare a Codroipo imboccando la SP93 e poi la Via Catocchie.
L’itinerario è percorribile tutto l’anno.

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LUNGO IL CORSO DEL CORMOR
Questo tracciato segue il percorso del torrente Cormôr, che nasce da alcuni ruscelli che scorrono sul versante nord del Monte di Buja, attraversa le colline moreniche e quindi percorre l’alta pianura friulana fino a Castions di Strada.
Qui, in passato, “moriva” nelle estese Paludi di Mortegliano, ora completamente bonificate. Il torrente prosegue anche nella bassa pianura: un canale lo conduce fino alla sua foce nella laguna di Marano. Gran parte del percorso si svolge su strade sterrate: si consiglia l’utilizzo di robuste bici da trekking, gravel o MTB.

Dati tecnici
Partenza: Piazza mercato (Santo Stefano di Buja)
Arrivo: Porto di Marano Lagunare
Difficoltà: media
Lunghezza: 80 km (90 comprese le connessioni ad Artegna e San Giorgio di Nogaro)
Dislivello complessivo in salita: 160 m circa
Dislivello complessivo in discesa: 350 m circa
Quota minima: 0 m (bonifiche lungo la linea di costa)
Quota massima: 234 m (Bivio per il Monte di Buja)

Descrizione
Se si utilizza il treno per gli spostamenti, la stazione più accessibile al punto di partenza di questo tracciato è quella di Artegna. Da Artegna è possibile arrivare a Buja seguendo la viabilità ordinaria e le relative indicazioni stradali oppure seguire il tracciato qui consigliato che permetterà di pedalare su strade meno trafficate. Dalla stazione ferroviaria di Artegna si percorre completamente via della Stazione e quindi si svolta a sinistra sulla strada provinciale (via Udine) che porta verso il centro storico del paese.
Qui si svolta a sinistra su via Sottocastello che si percorre per circa un chilometro fino a quando si incrocia via dei Galli che si stacca sulla sinistra. Si procede su questa via passando oltre la ferrovia e attraversando con attenzione la strada statale Pontebbana (SS 13). Questa strada ora procede su terra battuta in mezzo ai campi di una zona bonificata, oltrepassa grazie a un ponte il canale principale che drena le acque (Rio Bosso) e continua ancora per un breve tratto fino a raggiungere una strada asfaltata che si prende svoltando a sinistra. La si percorre fino a incontrare una strada bianca che si stacca sulla sinistra (via Palût) che si percorre fino a raggiungere un lavatoio e si prosegue dritti sulla strada Perade che ben presto ridiventa asfaltata affrontando una lieve salita. Allo stop si svolta a destra su via Codesio e quindi a sinistra su via Santa Caterina e poi di nuovo a destra quando si incrocia la via Sorgenti Cormôr. Si lascia anche questa via per seguire i segnali dell’Ippovia (percorso In@natura) svoltando a sinistra in una stradina che arriva fino a via Urbignacco che si imbocca svoltando a destra. Da qui in poi non si seguono i cartelli del percorso cicloturistico ma si procede lungo la via fino a giungere a Santo Stefano di Buja. Nella piccola rotonda si svolta a sinistra per attraversare il centro del paese e passare davanti al Duomo e si prosegue in discesa fino a un semaforo dove si continua dritti fino ad arrivare in piazza Mercato, dove ha inizio il tracciato.
Il percorso qui descritto parte da piazza Mercato a Santo Stefano di Buja. In questa piazza si trova la fermata del bus ed è presente un tabellone descrittivo con una cartina del territorio. Dalla piazza si svolta a destra risalendo via Divisione Julia: appena oltre il semaforo, una breve deviazione sulla destra permette di visitare il Duomo di Santo Stefano. Si continua svoltando a destra e quindi, presso una piccola rotonda, a sinistra su via Sottocostoia. Dopo circa un chilometro, nei pressi di borgo San Floreano, si incontrano le indicazioni del percorso cicloturistico “In@natura” (Ippovia) e, seguendo la tabellazione, si svolta sulla destra risalendo via Cjandane. Giunti alla sommità della salita si prosegue in discesa nella strada che inizia di fronte (via Dobes che poi diventa via Sopramonte). Qui si incontra il percorso originario della Ciclovia Alpe Adria che si seguirà fino al Parco del Cormôr, alle porte di Udine. Mentre si procede in discesa si può ammirare un bel panorama sulle Prealpi Giulie. Quasi in fondo alla discesa, entrando nel borgo di Madonna di Buja, un segnavia fa svoltare a destra su via Cjacont e subito dopo in via Sorgenti del Cormôr, una strada in terra battuta che taglia tutto il versante est del Monte di Buja e porta in breve a un guado che attraversa uno dei primi torrentelli che vanno a formare il Cormôr.
Si prosegue sempre lungo questa strada attraversando boschi e prati.
Affrontando l’ultimo prato non bisogna lasciarsi distrarre dal bel panorama che si apre davanti: la strada bianca in discesa è stata danneggiata dall’erosione delle acque meteoriche e, oltre alle buche e ai sassi che sporgono, ci sono molti accumuli di ghiaia che potrebbero far cadere il cicloturista. Purtroppo situazioni analoghe a questa si ritroveranno in molti altri tratti dell’ippovia. Terminata la discesa si ritrova l’asfalto, si attraversa una strada e si prosegue sempre lungo via Sorgenti del Cormôr in direzione di Urbignacco.
Seguendo la tabellazione, si svolta a destra su un percorso ciclabile in fondo naturale e quindi di nuovo a destra sulla corsia ciclabile asfaltata che corre parallela a via Urbignacco.
Poco dopo si gira a sinistra di nuovo su strada bianca. Seguendo la tabellazione si ritrova l’asfalto e si aggira l’abitato di Santo Stefano su stradine secondarie asfaltate fino ad attraversare la SP55 con attenzione per proseguire lungo l’Ippovia sul lato opposto. Il percorso ciclabile si allontana dalla strada provinciale proseguendo lungo strade bianche che corrono sempre a poca distanza dal torrente Cormôr. Seguendo la tabellazione si pedala quasi sempre su strade sterrate fino a Vendoglio dove ci sono le due chiese di San Michele Arcangelo, la vecchia, in fase di ristrutturazione, sulla destra e la nuova, edificata negli anni ‘30 del secolo scorso in stile neogotico, che resta sulla sinistra.
Si continuano a seguire i cartelli del percorso In@natura sempre pedalando lungo la vallata scavata dal torrente nelle tre cerchie di colline moreniche.
Si pedala quasi sempre in un ambiente molto interessante dal punto di vista naturalistico, lungo stradine praticamente senza traffico veicolare.
Gli unici punti dove bisogna prestare attenzione sono gli attraversamenti di alcune strade piuttosto trafficate. Alla fine la ciclovia entra nel Parco del Cormôr alla periferia nord di Udine. Qui si trova la tabellazione della Ciclovia Alpe Adria (CAAR-FVG1) che si segue per un breve tratto, fino al parcheggio del cimitero. Quando la CAAR attraversa la strada principale per attraversare il parcheggio dello Stadio Friuli, si svolta a destra su viale Agostino ed Angelo Candolini e quindi si prosegue su viale dello Sport che aggirano la periferia occidentale di Udine.
Si continua fino a incrociare la grande e trafficata rotonda con viale Monsignor Nogara che si affronta con attenzione per uscire alla seconda strada (viale Tita Marzuttini). Subito dopo si svolta a destra su via Cormôr Alto e quindi ancora a destra su via Cormôr Basso. Si supera il torrente grazie a un ponte e, allontanandosi da Udine, si prosegue verso Pasian di Prato che si raggiunge dopo aver superato l’autostrada A23 con un sottopasso.
Arrivati a Pasian di Prato si affronta subito una rotonda prendendo la seconda uscita per poter accedere alla pista ciclabile che continua sulla destra parallelamente a via Leonardo da Vinci. Questa bella ciclabile passa davanti al centro studi e a un parco cittadino e termina sulla più trafficata via Roma che si prende svoltando a sinistra. Alla fine della via, un semaforo permette di attraversare in sicurezza la statale Pontebbana (SS 13) e di proseguire in discesa sulla più tranquilla via Gorizia e subito dopo, tenendo la destra, su via Ferrovia. Quando questa via compie una stretta curva a destra, si prosegue dritti verso una stradina che passa sotto la ferrovia (Udine-Venezia) e che porta in mezzo ai bei prati stabili che si sono conservati tra il torrente e la recente urbanizzazione del Villaggio Primavera (Parco Comunale del Torrente Cormôr tutelato dal Comune di Campoformido).
Superata la ferrovia, l’asfalto lascia il posto a una evidente traccia in mezzo all’erba che improvvisamente diventa un bel vialetto in ghiaino. Il viale prosegue ancora in mezzo ai prati e alle siepi fino a confluire in una tranquilla strada asfaltata di fronte a un istituto scolastico (via Scortoles). Si prosegue verso sinistra entrando a Basaldella dove si attraversa con attenzione via Giuseppe Verdi e si prosegue su via Zugliano che inizia proprio di fronte. Subito dopo aver superato il ponte sul Cormôr, si noti sulla sinistra il mulino recentemente ristrutturato e ora sede di attività culturali e didattiche. Arrivati alla fine della via si svolta a destra per raggiungere il paese di Zugliano. Arrivati in piazza, dove oltre alla parrocchiale dedicata a San Michele Arcangelo si nota anche la villa Savorgnan della Bandiera Moro Job, si svolta a destra in direzione del guado che attraversa di nuovo il torrente Cormôr.
Poco prima del guado, una intelligente opera di ristrutturazione, ancora in corso, ha reso di nuovo agibili una serie di abitazioni, tra cui un mulino, che si trovano lungo questa via. Oltre il guado la strada diventa sterrata e procede verso sud-ovest in mezzo alla campagna e le siepi, restando per un tratto nel fondo della valle che attualmente ospita il torrente. Dopo circa un chilometro una breve salita porta in cima alla scarpata che rappresenta il limite occidentale della valle del Cormôr e la strada si congiunge alla strada sterrata che collega Basaldella a Carpeneto correndo in mezzo a prati stabili, siepi e campi coltivati.
Si inizia a pedalare su questa strada svoltando a sinistra e quando questa piega bruscamente a destra, si prosegue dritti. Questa strada sterrata passa attraverso alcune alture e scende di nuovo verso il Cormôr per superarlo grazie ad un guado. Una leggera salita porta a Pozzuolo del Friuli, passando accanto ai colli dove sono state trovate le tracce di due castellieri protostorici e di un insediamento di epoca neolitica. Arrivati in cima alla salita si ritrova l’asfalto e si prosegue su via dei Castelli e poco dopo si tiene la destra per scendere da via Stefano Sabbadini.
Poco oltre c’è piazza Julia dove un monumento ricorda i tragici eventi della Battaglia di Pozzuolo del 1917. Dalla piazza si prosegue seguendo le indicazioni per il municipio (via XX Settembre) e quindi, a una piccola rotonda, si svolta a destra su via Mortegliano, passando davanti alla chiesa di Sant’Andrea Apostolo e proseguendo verso il cimitero. Questa strada costeggia la Roggia di Udine e ben presto diventa bianca. Si passa davanti ai ruderi del Mulino Vecchio. Lo storico edificio è rovinato al suolo ma dove un tempo giravano le ruote del mulino ora c’è una moderna centrale idroelettrica a coclea (vite di Archimede).
Alle porte di Mortegliano si ritrova anche l’asfalto che però subito si lascia per svoltare a destra su una bella strada che costeggia la sponda destra della Roggia avvicinandosi di nuovo al greto del Cormôr. Si aggira il centro di Mortegliano pedalando sulla sponda sinistra del torrente, attraversando prima la Strada Provinciale 10 e dopo la Strada Provinciale 78 per proseguire lungo via Gabelli, che si allontana nuovamente dal corso d’acqua. L’alto campanile della chiesa dei Santi Pietro e Paolo è visibile quasi sempre mentre si pedala nei pressi di Mortegliano.
Alla fine di via Gabelli si incontra uno slargo dove c’è un piccolo edificio religioso chiamato “Edicola degli Apostoli”.
Si svolta subito a destra su via Arturo Tomadini che, presso le ultime case del paese, diventa una strada bianca comunque di buona qualità. Si attraversa con attenzione la “Stradalta” detta anche “Napoleonica” (SR 252) e si prosegue su una strada asfaltata che entra nella zona industriale di Castions di Strada. Poco oltre la strada torna ad essere bianca per alcune centinaia di metri. Poco dopo aver ritrovato l’asfalto si svolta a destra su via Pier Silverio Leicht: stradina che dopo pochi metri diventa di nuovo bianca riportando sull’argine del torrente e quindi, piegando bruscamente a sinistra, inizia a seguire la sponda sinistra del corso d’acqua. Attraversata la SP65 (Ungarica) si osserva che il letto del torrente si allarga e poco più avanti si sdoppia in due tronchi. Quello più a destra è il corso ufficiale del torrente mentre il tronco di sinistra porta a una grande cassa di espansione che dovrebbe fungere da tampone per assorbire le piene del torrente. In passato questa zona rappresentava la fine del torrente Cormôr, le cui acque si disperdevano nella grande Palude di Mortegliano che iniziava in questo punto e proseguiva verso sud. Le opere di bonifica hanno distrutto la palude e le acque del torrente sono state raccolte in un canale e condotte fino alla laguna. Chiusa nella cassa di espansione si trova una piccola testimonianza dell’ambiente umido che caratterizzava la zona nel passato: la Palude Moretto.
La pedalata prosegue raggiungendo le opere che regolano l’afflusso dell’acqua nei due canali: grazie a un ponte e a un passaggio pedonale si passa sulla sponda destra del Canale Cormôr e si inizia a scendere verso sud seguendo il movimento dell’acqua. Da questo punto la portata d’acqua del Cormôr aumenta notevolmente grazie agli apporti delle acque di risorgiva (abbiamo appena superato la “linea delle risorgive”).
Si prosegue fino a trovare, sulla sinistra, un ponte che consente di passare sull’altra sponda del canale, permettendo di pedalare all’interno della cassa di espansione. Nei pressi del “fondo” della cassa si trova un grande sfioratore in cemento armato e, dopo una breve salita, si risale sull’argine dove ci sono le grate che regolano il flusso delle acque e l’eventuale riempimento della cassa di espansione. Da questo punto si può apprezzare la fitta vegetazione che caratterizza l’area terminale della Palude Moretto.
Da qui si procede quasi sempre a pedalare sulla sommità dell’argine: l’ambiente è piuttosto antropizzato ma nel torrente è facile osservare degli uccelli (anatidi, tuffetti, gallinelle d’acqua, ecc.) che si cibano nelle acque del canale. Nei campi circostanti spesso sostano degli aironi mentre nell’aria non è difficile osservare l’elegante volo del falco pescatore. Si prosegue attraversando con attenzione la strada SR 353 e si procede sempre lungo l’argine del canale fino a raggiungere l’autostrada. La strada che corre sull’argine supera l’autostrada grazie a un sottopasso che tuttavia è spesso allagato. In tal caso si prende la traccia sulla destra per entrare dentro l’argine del Cormôr e passare sotto le volte del ponte: appena superata l’autostrada si riprende la strada che costeggia l’argine. Davanti a noi appare il bosco detto “Boscat”: è uno dei pochi residui della Foresta Lupanica che nel Medioevo si estendeva ininterrotta per tutta la Pianura Padana.
Si sfiora il bosco e poco dopo ci sono dei laghetti spesso frequentati dai pescatori: qui è presente un’area di ristoro. Si arriva così a incrociare la strada statale “Triestina” (SS 14) che si percorre per un breve tratto svoltando a sinistra. Si abbandona subito la trafficata strada svoltando a destra in direzione di San Gervasio: una tranquilla stradina asfaltata supera grazie a un ripido cavalcavia la linea ferroviaria e arriva in breve tempo alla piccola borgata caratterizzata dalla storica chiesa dedicata ai Santi Gervasio e Protasio.
Poco prima della chiesa si svolta a destra su via Cormôr e poi di nuovo a destra sulla Strada Provinciale 70 che porta verso Muzzana del Turgnano. Si attraversa subito il canale Cormôr e si prosegue fino alle vicinanze di Muzzana dove si svolta a sinistra su via Pontizzo (si seguono le indicazioni turistiche per i boschi planiziali) e poco dopo si lascia la strada asfaltata per proseguire dritti in una strada bianca che punta dritta al Bosco Bando e Coda di Manin. La strada sfiora il bosco, supera il fiume Muzzanella e si congiunge con la Strada Provinciale 121 “delle Favole” (non asfaltata) che si prende svoltando a sinistra.
Ora appare davanti a noi anche il bosco Baredi – Selva di Arvonchi: queste due aree verdi rappresentano i più estesi resti dei boschi planiziali presenti in regione. Continuando a pedalare si torna ad avvicinarsi al Cormôr. Nella zona ci sono anche delle aree attrezzate per la sosta, ottimali per riposarsi e fare una breve visita ai caratteristici boschi. Quando la strada “delle Favole” svolta a sinistra su di un ponte per dirigersi verso Marano Lagunare, si prosegue dritti per raggiungere il punto dove il Cormôr sfocia nella Laguna di Marano.
Si pedala sempre sull’argine destro del corso d’acqua osservando due grandi reti a bilancia utilizzate per la pesca nelle acque del canale. Poco dopo si giunge alla fine della strada: qui, presso un porticciolo, il Cormôr si getta nella laguna.
È consigliata una passeggiata sugli argini che circondano la laguna per ammirare questa zona umida di eccezionale valore ambientale: oltre i fragmiteti si può osservare la laguna aperta e sullo sfondo gli insediamenti di Marano, Lignano Sabbiadoro e Grado.
Anche se si è giunti alla fine del torrente Cormôr, si propone di pedalare ancora qualche chilometro per raggiungere l’interessante località di Marano Lagunare dov’è possibile rientrare grazie ai mezzi pubblici o prendere la barca per visitare le oasi naturalistiche della laguna oppure imbarcarsi sul traghetto che porta a Lignano Sabbiadoro.
Si riprende la bici e si torna sui propri passi fino a ritrovare la Strada Provinciale 121 delle Favole: si svolta a destra per attraversare il Cormôr e si prosegue sulla strada bianca fino a ritrovare l’asfalto della Strada Provinciale 124 presso la chiesetta di San Domenico. Qui si svolta a destra in direzione di Marano e poco dopo di nuovo a destra sulla Strada Provinciale 3 (via Marano). Seguendo la strada principale si raggiungono in breve il centro storico del paese ed il porto dove si termina la pedalata. Per chi si sposta in treno suggeriamo di seguire il tracciato del percorso cicloturistico FVG 2 / Adriabike (in fase di tabellazione) per raggiungere la stazione ferroviaria di San Giorgio di Nogaro.
Questo Itinerario è stato realizzato dalla Provincia di Udine, nell’ambito del progetto “Terra dei Patriarchi”, finanziato con fondi regionali (art. 6 L.R. 12/2006).

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