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Lasciati Ispirare

Le vie Francigene

« Peregrini si possono intendere in due modi, in uno largo e in uno stretto:
in largo, in quanto è peregrino chiunque è fuori della sua patria; in modo stretto non s'intende peregrino se non chi va verso la casa di Sa' Jacopo o riede.
È però da sapere che in tre modi si chiamano propriamente le genti che vanno al servigio de l'Altissimo:
chiamasi palmieri in quanto vanno oltremare, la onde molte volte recano la palma;
chiamansi peregrini in quanto vanno a la casa di Galizia, però che la sepoltura di Sa' Iacopo fue più lontana della sua patria che d'alcuno altro apostolo;
chiamansi romei quanti vanno a Roma »
(Dante, Vita Nuova)


La via Francigena
La Via Francigena è parte di un gruppo di vie, dette anche vie Romee, che conducevano dall'Europa centrale, in particolare dalla Francia, a Roma, al cuore della Cristianità. Nel X secolo il vescovo Sigerico descrisse il percorso di un pellegrinaggio che fece da Roma, alla quale era giunto per essere ricevuto dal Pontefice, per poi ritornare a Canterbury, sua sede vescovile, lungo quella che già dal XII secolo verrà chiamata Via Francigena.
Sigerico di Canterbury (950 – 28 ottobre 994) fu arcivescovo cattolico di Canterbury ed è noto anche come Sigeric the Serious (Sigerico il Serio): è passato alla storia proprio per il suo diario, sul quale aveva annotato le tappe del suo viaggio, fonte di ispirazione e guida per generazioni di pellegrini.
Il documento di Sigerico rappresenta una delle testimonianze più significative di questa rete di vie di comunicazione in epoca medioevale, ma non esaurisce le molteplici alternative che giunsero a definire una fitta ragnatela di collegamenti che il pellegrino percorreva a seconda della stagione, della situazione politica dei territori attraversati, delle credenze religiose legate alle reliquie dei santi.
Come per il Cammino di Santiago esistono numerose varianti e punti di partenza diversi per un percorso che, lungi dall'essere un viaggio "turistico", aveva nella meditazione e nell'arrivo a Roma la sua principale ragion d'essere. Dal 2001 l'Associazione Europea delle Vie Francigene coordina lo sviluppo e la valorizzazione di un itinerario che attraversando l'italia e l'Europa ripercorre la storia del nostro continente.

Introduzione
Il percorso ciclabile della Via Francigena dal Colle del Gran San Bernardo a Roma è stato tracciato da SloWays in collaborazione con Slow Travel Network e l'Associazione Europea delle Vie Francigene.
Nel tratto toscano è stato adottato il percorso proposto dalla Regione Toscana.

L'itinerario in breve
Rispetto al percorso pedonale, che privilegia le strade sterrate, il percorso in bicicletta comprende numerose strade secondarie asfaltate poco trafficate ed evita il più possibile strade sterrate sconnesse. L’itinerario è asfaltato per circa il 70%, e i tratti su sterrato per la maggior parte sono su “strade bianche” con fondo stabilizzato. Quando non ci sono alternative si percorrono brevi tratti di strade con intenso traffico veicolare.
L'itinerario è quindi adatto a cicloviaggiatori adulti con una buona padronanza del mezzo, un buon allenamento e una buona esperienza di viaggio, ed è sconsigliato alle famiglie con bambini o a persone inesperte o poco allenate.
La bellezza dell’itinerario della Via Francigena non viene intaccata, e viene mantenuta la correttezza storica del percorso. Il risultato è un viaggio di più di 1000 km dal Colle del Gran San Bernardo a Roma, che può essere percorso da persone mediamente allenate in 23 tappe, di una lunghezza media di circa 50 km. La prima parte del percorso, fino a Fornovo, è caratterizzata da dislivelli minimi ed è piuttosto facile. La seconda parte, che comprende il valico appenninico della Cisa e soprattutto i continui saliscendi toscani e laziali, è invece piuttosto impegnativa, e richiede un buon allenamento.

Tappa per tappa: le Alpi
Alla lettura della descrizione qui riportata, tratta dal sito www.visit.viefrancigene.org, suggeriamo di unire la consultazione del sito stesso, dove è possibile trovare diverse mappe realizzate sfruttando Google Maps.
La prima tappa misura 41.5 km e conduce dal Gran San Bernardo al centro della città di Aosta.
Dopo aver visitato l'ospizio del valico, dove vengono allevati i Campioni di Razza San Bernardo, possiamo pedalare verso il confine. Da qui una strada panoramica molto lunga sulla SS27 ci porta fino a valle.
Attraversiamo gli incantevoli borghi di Saint Rhemy en Bosses, dove abbandoniamo la strada statale, per proseguire lungo strade secondarie verso Saint Leonard, Saint Oyen, Etroubles.
Siamo ora sulla sinistra orografica del torrente e attraversiamo degli splendidi frutteti prima di entrare ad Aosta, città ricca di attrattive, soprattutto di epoca romana.
Durante questa tappa sono frequentissime le fontane e svariati i punti di ristoro.
Quasi cinquanta chilometri dividono Aosta da Verres, punto di arrivo della seconda tappa. La discesa della Valle d'Aosta è un percorso che si svolge inizialmemte sulla destra orografica della Dora Baltea, dove frequenti sono i tratti di piste ciclabili. All'altezza di Saint-Vincent ci spostiamo sul fianco sinistro della Vallée, impegnandoci in alcune brevi salite con pendenze anche elevate. A Barriaz si torna sulla destra orografica che seguiamo fino a Verres.
Le attrattive più importanti sono i vigneti e i castelli di Quart, Nus, Cly, Fenis.
La terza tappa sfiora i cinquantaquattro chilometri e, varcando il confine piemontese, giunge a Roppolo. Una tappa ricca di spunti culturali: l'attraversamento del ponte di Bard, delizioso villaggio dominato del forte sede del Museo delle Alpi; e soprattutto l'ingresso a Donnas, lungo la Strada romana delle Gallie.
Entrando in Piemonte i rilievi si addolciscono, le pendenze e i dislivelli del percorso diventano meno impegnativi. Il percorso alterna borghi caratteristici a piacevoli tratti nella natura. Da non perdere la visita del centro storico di Ivrea.
Si prosegue ai piedi della Serra di Ivrea, la più grande morena d'Europa, interessante formazione geologica che ci indica la direzione. Molto bello il villaggio-strada di Piverone, e spettacolari i panorami sul lago di Viverone.
Si torna in città con la quarta tappa, più breve, solo 40 km. Obiettivo è Vercelli, patria delle risaie più famose d'Europa.
La maggiore attrattiva della giornata è il castello di Roppolo, dal quale si gode un bel panorama sull’anfiteatro morenico di Ivrea e sul lago di Viverone e che merita senz'altro una piccola deviazione dal percorso.

La Pianura Padana
Dopo Cavaglià, con una breve deviazione, possiamo visitare il Santuario di Nostra Signora del Babilone e raggiungere Santhià lungo tranquille strade di campagna.
La tappa attraversa la pianura vercellese fortemente caratterizzata dalle numerose risaie, frequenti gli incontri con diverse specie avicole, attirate nella zona dalla presenza degli specchi d'acqua.
Punti di ristoro e acqua a Roppolo e Cavaglià e Santhià. Dopo questa località gran parte della tappa si svolge su tratturi e strade campestri, al di fuori dei centri abitati non è possibile rifornirsi d'acqua.
Di risaia in risaia la quinta tappa conduce a Mortara, in Lombardia. La prima parte si sviluppa lungo l'argine del Sesia, appunto tra pioppeti e risaie. Da Palestro una strada provinciale poco trafficata porta fino a Robbio. Notevoli gli spunti di interesse storico-architettonico a Vercelli e Robbio, Attraversando la piatta campagna della Lomellina, il percorso ci conduce su larghe strade sterrate nella prima parte e su tratturi erbosi nella zona di Madonna del Campo. Interessanti a Robbio il monastero di S. Valeriano e la chiesa di S. Pietro, nei pressi della quale sorgeva un "Hospicium" per il ricovero dei pellegrini. Al di fuori dei centri abitati non è possibile rifornirsi d'acqua.
Con la sesta tappa (42.7 km) ci si porta nel cuore della città di Pavia, antica capitale longobarda, città gioiello sulle rive del Ticino.
Dall'abbazia di Sant'Albino, fondata nel V sec. e succesivamente rimaneggiata, ora punto tappa per i pellegrini che transitano da Mortara, un bel percorso tra campi coltivati e cascine, canali irrigui e inattese macchie d'alberi, ci porta a Tromello, tappa dell'itinerario di Sigerico. Lungo il percorso incontriamo il Santuario Madonna delle Bozzole e attraversiamo alcuni caratteristici borghi agricoli. Facciamo attenzione al traffico lungo la SP 185. Dopo Zerbolò arriviamo alla confluenza con il Ticino, che lambiamo in alcuni tratti. Le viste sul fiume, unite ad una variegata presenza fuanistica, offrono uno spettacolo suggestivo. Al di fuori dei centri abitati non è possibile rifornirsi d'acqua, unici punti di ristoro a Tromello e Zerbolò.
Con una tappa di 51.5 km, la settima, si esce da Pavia e, costeggiando a distanza il fiume Po, ci si addentra nella pianura lombarda sfiorando luoghi di indubbio interesse ma scarsa fama. La tappa attraversa la pianura alluvionale del Basso Pavese, dove incontriamo i caratteristici terrazzi fluviali in prossimità di S. Lazzaro e Belgioioso. Interessanti le testimonianze architettoniche presenti sul percorso, rappresentate soprattutto da edifici religiosi: dalla maestosa facciata di S. Michele a Pavia, alla piccola chiesa di S. Giacomo e dal castello di Belgioioso.
Il percorso segue quindi l'argine maestro del Po fino all'attraversamento del Lambro, dove si entra in territorio Lodigiano e Orio Litta, dove ci attende la gradevole ospitalità della Grangia benedettina. La meta della tappa è caratterizzata da una maestosa villa ma pochi chilometri prima vale la pena soffermarsi davanti al castello di Chignolo Po. Chi volesse aumentare gli sforzi, poi, non può perdersi un'arrampicata verso la sommità del colle dove sorge San Colombano al Lambro, gradevole borgo sorto sulla più significativa elevazione della piatta pianura Padana.
La tappa numero 8 porta in Emilia Romagna, a Fiorenzuola d'Arda (57 km).
Lasciata Orio Litta si giunge in breve al Guado di Sigerico, il "Transitum Padi", dove i pellegrini a piedi traghettano sull'altra sponda: è un luogo davvero evocativo e ricco di fascino, le cascine nei dintorni possono rimandare ad un'attività agricola di secolare tradizione. Il percorso ciclistico segue invece l'argine del Po lungo tratti di ciclabile fino a San Rocco al Porto e Piacenza.
Dopo un breve tratto lungo la Via Emilia (prestare estrema attenzione) arriviamo a Pontenure, attraversiamo le campagne piacentine fino al suggestivo il castello di Paderna, quindi strade poco trafficate portano a Fiorenzuola d'Arda. Chi non è stanco non può perdersi una divagazione di dieci (più dieci per il ritorno) chilometri verso Castell'Arquato, borgo castellato di grande fascino, e magari verso il pittoresco castello di Vigoleno, posto a dominio di due vallate.
Con la tappa numero nove, lunga 51.6 km, ci si avvicina alla parte altimetricamente più vivace. Fornovo si raggiunge senza grandi difficoltà. L'ultima tratto di pianura ci offre l'opportunità di ammirare due edifici religiosi di grande interesse: l'Abbazia Cistercense di Chiaravalle della Colomba, con il suggestivo Chiostro, e il Duomo di Fidenza, pregevole esempio di romanico lombardo dedicato a San Donnino. Vale la pena ricordare che fino a pochi decenni fa Fidenza era chiamata Borgo San Donnino.

L'Appennino
Il percorso collinare ci regala i primi panorami ed alcuni spunti di interesse paesaggistico, dopo Medesano, nell'ultima parte del percorso, si lambisce il Parco Fluviale del Taro.
Subito dopo Fornovo (tappa 10), si percorre un lungo tratto di provinciale della Val Sporzana per portarsi ai piedi di Bardone e Terenzo, due piccoli borghi caratterizzati dalle bellissime Pievi. 
Da qui arriviamo alla SS 62 della Cisa che seguiamo fino a Cassio e Berceto (tappa 11), con il Duomo di S. Moderanno.
Percorriamo la SS 62 fino al Passo della Cisa e, sempre seguendo la Statale, scendiamo fino alle porte dell'affascinante Pontremoli, sorta tra due corsi d'acqua e caratterizzata dal gran numero di ponti. 
Rimaniamo sulla destra orografica del fiume Magra fino ad attraversarlo in località Terrarossa, poco prima di entrare ad Aulla (tappa 12).
Dopo un breve tratto di SS 63 seguiamo la SP 57  in una lunga e impegnativa salita. Subito dopo Ponzanello proseguiamo sulla SP 9 fino alla bella cittadina di Sarzana. La seconda parte del percorso è pianeggiante; la principale attrattiva è l'area archeologica di Luni, antico porto romano dove i pellegrini francigeni s'imbarcavano verso Santiago. Da Luni si prosegue attraversando Avenza e, dopo una salita, si scende a Massa.
Discreta la disponibilità di acqua, punti di ristoro a Sarzana e Caniparola.
Note: la salita per Ponzanello è molto impegnativa, si consiglia alle persone non allenate di percorrere la prima parte della tappa, fino a Sarzana, in treno.
Da Massa (arrivo della tappa 12 e partenza della tappa 13) affrontiamo una impegantiva salita che porta al Castello Aghinolfi di Montignoso, saliamo ancora lungo via Palatina per scendere a Strettoia e da qui arrivare a Pietrasanta, "la piccola Atene d'Italia", patria adottiva di artisti provenienti da tutto il mondo. 
Dopo la visita al centro storico di Camaiore e all'antica Badia, saliamo verso Monte Magno. Contunuiamo lungo la SP 1 fino a Piazzano, scendiamo nella valle del torrente Contesola e, attraversato il Serchio a Ponte San Pietro, raggiungiamo Lucca lungo la ciclabile del Serchio.
Discreta la disponibilità di acqua, punti di ristoro a Camaiore, Monte Magno, Valpromaro, San Macario in Piano.
Da Lucca si procede per San Miniato: tappa pianeggiante dove l'interesse maggiore è rappresentato dai numerosi edifici storici e religiosi che s'incontrano lungo il percorso: la cinta muraria e l'anfiteatro di Lucca, la Pieve di Capannori, la Badia di Pozzeveri, la chiesa di S. Jacopo e il centro storico di Altopascio (Lucca: tappa 13).
Da Altopascio il percorso ciclabile ricalca quello pedonale fino a Galleno, per poi discostarsene fino a San Miniato. A Ponte a Cappiano all'interno dell'antico ponte mediceo è stato ricavato un ostello. Da qui risaliamo verso l'interessante centro storico di Fucecchio. Superato l’Arno, ne percorriamo l’argine per un breve tratto verso San Miniato (tappa 14).
Da San Miniato scendiamo in Val d'Elsa e , con un percorso pianeggiante, arriviamo a Castelfiorentino. Subito dopo inizia la salita che porta alla Pieve a Chianni, Submansiones di Sigerico, nella cui canonica è stato ricavato un bellissimo ostello, e a Gambassi Terme. Dopo Gambassi saliamo ancora fino ad incrociare la SP 4 Volterrana che imbocchiamo verso San Gimignano (tappa 15), accompagnati dalla straordinaria bellezza dei panorami di questa zona. 
Usciti da S. Gimignano, dopo un tratto in saliscendi, arriviamo a Poggibonsi. Da qui inizia la salita che ci porta a Colle di Val d'Elsa, Gracciano d'Elsa e a Strove, con la sua bella Pieve romanica. Transitiamo dallo splendido complesso di Abbadia a Isola prima di raggiungere Monteriggioni, con la sua inconfondibile corona di torri.
Lasciatoci alle spalle il centro storico di Monteriggioni, percorriamo le strade bianche della montagnola senese verso Cerbaia, antico borgo medievale oggi in stato di abbandono. Poco prima di arrivare a Cerbaia scendiamo verso la vicina Cassia che percorriamo fino a Siena (tappa 16).
Il giorno dopo si preannuncia una tappa memorabile, se percorsa in una bella giornata di sole: si pedala sui crinali della Val d'Arbia, lungo interminabili strade bianche. 
Dietro di noi possiamo ammirare il profilo di Siena, adagiata sulle colline all'orizzonte. La Grancia di Cuna, antico granaio fortificato, è la principale attrattiva storica di questo tratto. Dopo la grancia attraversiamo Monteroni d'Arbia e Ponte d'Arbia. Superato Buonconvento, il cui centro storico vale una visita, inizia la salita. Percorriamo la provinciale per Montalcino, che lasciamo per entrare nei panorami da sogno della Val d'Orcia, lungo un percorso per strade bianche che ci porta a Torrenieri. Da qui utilizziamo un tratto della Cassia dismessa, purtroppo ancora asfaltata, per raggiungere San Quirico, che ci accoglie con la sua splendida collegiata (tappa 17). 
Ancora Val d'Orcia nella giornata successiva: la prima perla della giornata è Vignoni Alto, un villaggio fuori dal tempo che preannuncia Bagno Vignoni, con sua la straordinaria piscina termale in piazza. La visita al centro storico di Castiglione vale la deviazione. Da Bagno Vignoni una strada asfaltata e una lunga salita ci conducono a Radicofani. Punto tappa 18.
Da Radicofani si scende verso la Val di Paglia, attraversando un paesaggio meraviglioso: attorno a noi colline a perdita d'occhio e il Monte Amiata, e dietro di noi la Rocca. Ci si immette poi sulla Via Cassia, che va percorsa facendo attenzione al traffico, e la si lascia imboccando prima la strada provinciale per Pitigliano e poi una lunga strada sterrata che porta verso il bellisimo borgo di Proceno. Una breve discesa prima di affrontare l'ultima breve salita verso Acquapendente

Il Lazio e l'arrivo a Roma
Dopo la visita alla Chiesa del Santo Sepolcro, la cui splendida cripta ricostruisce l'omonima chiesa in Terra Santa, la tappa prosegue senza emozioni fino a San Lorenzo Nuovo, dove possiamo ammirare un bel panorama sul lago di Bolsena. Scesi nel cratere vulcanico, imbocchiamo un piacevole percorso su strade sterrate che ci conduce a Bolsena, in un continuo saliscendi tra uliveti, prati e boschi, con i bei panorami del lago sullo sfondo (tappa 19).
La successiva tappa porta a Viterbo.
Il percorso si allontana da Bolsena lungo la via Cassia regalando splendide viste sul lago. Abbandoniamo la statale poco prima di Montefiascone a cui arriviamo dopo una lunga salita. Emozionante la vista a 360° che si gode all'arrivo a Montefiascone dalla Torre del Pellegrini.
Il tratto dopo Montefiascone è spettacolare, sull'antico basolato della via Cassia, ancora in ottime condizioni. Attraversiamo quindi un tratto collinare, con bei panorami su Montefiascone e Viterbo. Scesi nella piana possiamo rilassarci alle terme del Bagnaccio, una serie di pozze di acqua calda, da sempre frequentate dai pellegrini che transitavano lungo la Via Francigena. Arrivati a Viterbo, da non perdere la visita del centro storico e del quartiere di San Pellegrino.
Dopo aver fatto tappa a Viterbo (tappa 20) si procede verso Sutri (tappa 21).
Questo percorso presenta modesti saliscendi tra campi e boschi, prevalentemente su strade asfaltate, fino alla lunga salita che porta ad attraversare Vetralla, Pietrara e Vico Martino. Dopo un tratta pianeggiante inizia una lunga discesa verso il delizioso borgo di Capranica e Sutri, perla semisconosciuta lungo la Francigena, con il suo Anfiteatro scavato nel tufo, il Mitreo e il bel centro storico.
Con la tappa 22 si arriva alle porte di Roma e precisamente a Formello.
La prima parte della tappa attraversa le campagne fino ad arrivare a Monterosi. Riprendiamo il percorso tra i campi, fino alle cascate di Monte Gelato, un'area parco dove possiamo riposare e fare il bagno. Entriamo quindi nel Parco di Veio, e percorriamo una strada sterrata panoramica, che ci conduce a salire fino alle porte di Campagnano.
Usciamo da Campagnano lungo la Via di Baccano, sempre in ripida salita, prima scendere ed entrare nell'area del Parco di Veio, dove passiamo accanto alla chiesa della Madonna del Sorbo. Attraversiamo quindi la meravigliosa Valle del Sorbo prima di salire verso il bel centro storico di Formello, dove Palazzo Chigi ospita un bellissimo ostello.
Il 23esimo giorno è quello dell'arrivo a Roma! Si inizia con un piacevole percorso nel verde delle campagne laziali, per proseguire per un breve tratto lungo strade secondarie che attraversano la periferia romana prima di arrivare alla bellissima ciclopista del Tevere, che consente di arrivare in sicurezza fino alle porte della Città del Vaticano.

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