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Casera di Porcile (scorri la gallery!)
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Val Lunga
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Il torrente Tartano all'Alpe Porcile
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Casera di Porcile dall'alto
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Lago Grande di Porcile

Autunno ed inverno in val Tartano

Quando l'autunno incontra l'inverno ... potremmo dire così della nostra (prima) esperienza in val Tartano, lo scorso mercoledì 1 novembre.
La neve appena caduta (non tanta come quella caduta due giorni dopo, ma comunque una bella spolverata che ha raggiunto i dieci centimetri a 2000 metri di quota) ha creato una bella fusione tra le calde tinte autunnali ed il candore della stagione bianca.

L'obiettivo erano i laghetti di Porcile ed i lariceti della Val Lunga, una delle due diramazioni in cui si apre la val Tartano (l'altra è detta Val Corta).
Un obiettivo che ci incuriosiva da un paio di settimane, quando l'avevamo ammirato dall'alto, arrivati al passo di Tartano lungo i sentieri dell'alta val Brembana.

La val Tartano è una laterale della Valtellina che si apre in direzione sud appena oltre Morbegno. Da Talamona si inizia a salire con decisione (e subito abbiamo pensato a come affrontarla in bici, vedi questo link per le pedalate in bassa e media Valtellina: clic), percorrendo una strada stretta quanto tortuosa. Un'infinità di tornanti conduce a Campo Tartano, dove la vista si apre anche verso est e dove trova spazio il celebre "Ponte nel Cielo", il ponte tibetano più alto d'Europa, polo d'attrazione del turismo "mordi e fuggi".
Ma anche, forse, un modo per attirare l'attenzione sulla valle e creare interesse a tutto ciò che essa offre.

La val Tartano, però, è molto di più. E così siamo saliti oltre fino a Tartano, dove termina la strada asfaltata. Ramponcini nello zaino e scarponi invernali ai piedi, abbiamo seguito il segnavia 112 fino alle baite dell'Alpe Porcile.

Il nome non deve trarre in inganno: sembra infatti assodato che sia un'italianizzazione forse sfortunata della voce dialettale "purscil", che significa "purezza". I vicini laghetti, i laghi di Porcile, appunto, sono stati da secoli esaltati per la limpidezza e la purezza, appunto, delle loro acque.

Per arrivare ai laghi è stato necessario un colpo di fortuna. La traccia, infatti, al nostro arrivo era pressoché invisibile e non conoscendo i luoghi eravamo già rassegnati al rientro. 
Tre escursionisti dal passo deciso, però, hanno seguito l'andamento del sentiero che sale sulla destra orografica del torrente della valle del Lupo (abbandonando quindi il segnavia 112). Individuato il sentiero, quindi, ci siamo così "accodati" raggiungendo prima un isolato baitello e poi il più vasto dei laghi di Porcile, il Lago Grande, a 2030 metri.

In totale settecento metri di salita perché abbiamo preferito partire dove termina l'asfalto senza addentrarci sullo sterrato della Val Lunga fino ad Arale dove si trovano i rifugi Pirata e Beniamino (chiusi il giorno 1/11) e dove la maggior parte delle relazioni individua il parcheggio.
La camminata, quindi, si è svolta per una buona mezz'ora su forestale sterrata, poi sul sentiero 112 fino alla Casera di Porcile (1h15' dalla località di partenza, 45' da Arale) e poi su sentiero innevato fino al Lago Grande (45' dalla Casera).

La discesa è avvenuta sull'itinerario di salita.

Peccato per il meteo: le previsioni (ben tre, diverse) promettevano un cielo sereno o poco nuvoloso fino alle 10-11 ma già al nostro arrivo, alle 8, il cielo si presentava offuscato da spesse velature. Solo intorno alle 10.15 si è registrata qualche apertura che ha illuminato l'Alpe di Porcile ma non purtroppo i laghi, dove i radi larici contrastavano con il colore quasi spettrale delle acque!

In discesa nuove idee per future esplorazioni: l'itinerario ad anello che tocca le varie contrade, dedicato a Suor Laura (www.suorlauratartano.com). Una di queste borgate è Pra' de Ules, la più elevata tra quelle della val Tartano. Accanto ad essa cadono, periodicamente, due valanghe, quella del Spunduù e quella della valle di Cuminello. Si dice che non sia mai stata abitata stabilmente ma nei documenti del passato - così come nell'eleganza di alcune strutture - si evidenzia un ruolo di primo piano nei rapporti mercantili con il versante bergamasco delle Orobie. Oggi sembra impossibile ma un tempo la Val Lunga era più connessa al versante brembano che al fondovalle valtellinese. Poco sopra il nucleo abitativo si trova una baita secentesca detta "baita nova", dalle particolari caratteristiche. 
Un'altra contrada è Arale, il cui nome racconta di un passato legato all'allevamento: qui, infatti, si trovano i prati che un tempo erano più facili da adibire a pascolo perché più pianeggianti.
Da vedere, però, anche Contrada Tegge, con il suo affresco; Sant'Antonio con la sua chiesetta ... ogni angolo ha il suo perché.
Da mettere in agenda!


Mantieniti giovane dopo le tue escursioni!

Mantieniti giovane nella notte dopo le tue escursioni!

  04/11/2023

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