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Fioritura di crocus in val Biandino (scorri la gallery!)
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Fioritura di crocus in val Biandino
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Fioritura di crocus in val Biandino
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Fioritura di crocus in val Biandino
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Il rifugio Madonna della Neve
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Pizzo dei Tre Signori
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Dedica ai Partigiani
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La cappella dell'Artusi

Crocus in val Biandino

Come tante zone "meno turistiche", la val Biandino è frequentatissima dagli abitanti delle città più vicine (soprattutto lecchesi e brianzoli) e quasi sconosciuta a chi abita più lontano.

Raggiungere la valle è un'impresa ardua per chi ama pedalare: i chilometri di salita da Introbio sono nove e sono tutti ripidissimi. La pendenza media è del 10%, ma considerando i non pochi tratti in falsopiano, i picchi raggiungono valori ben superiori: con una mountain bike ed un rapporto agile, però, si può portare a termine l'impresa. Il fondo è tipico delle mulattiere: tratti sterrati asfaltati a passaggi su cemento. Niente di sconnesso: bisogna, però, essere allenati.

A piedi, invece, si tagliano alcuni punti della mulattiera e, in poco più di due ore, si sale senza troppe difficoltà.

Infine, ci sono servizi jeep che riducono la fatica ma tolgono anche la poesia... consentendo, però, di arrivare in quota anche a chi non ce la farebbe altrimenti. La carrabile è comunque a servizio delle attività agricole in quota e di diversi rifugi/agriturismi.

La valle è dedita, oltre che al turismo, all'agricoltura ed all'allevamento: vacche e capre il cui latte, sapientemente miscelato, è utilizzato per la produzione del formaggio Bitto DOC. Parte del latte viene utilizzato per altri formaggi, in particolare taleggio e ricotta.

Perché andare adesso in val Biandino? Per la fioritura dei crocus! Si tratta di uno spettacolo affascinante quanto effimero che regalerà grandi soddisfazioni agli amanti della natura e della fotografia.
Unico neo: i tralicci dell'alta tensione che deturpano diversi scorci.

In val Biandino si trovano quattro rifugi: il rifugio che prende il nome dalla valle (per informazioni: www.rifugiovalbiandino.com/), il rifugio Tavecchia (info: www.rifugiotavecchia.it/), il rifugio Madonna della Neve, a 1595 mslm (sito web: www.rifugiomadonnadellaneve.com/) ed il rifugio Santa Rita, posto a 2000 mslm.
Lungo la strada di accesso, poi, si trovano un agriturismo ed un altro ristoro.

Ci soffermiamo, in particolare, sul rifugio Madonna della Neve (da non confondere con la Madonna delle Nevi, plurale, che curiosamente si trova a breve distanza - in linea d'aria - ma in tutt'altra zona, in alta val Brembana).
Il rifugio è addossato ad una chiesetta, da cui prende il nome, e regala una bellissima vista sia sull'alta valle e sul Pizzo dei Tre Signori che la chiude ad est sia sull'altopiano dove il Troggia si adagia per qualche centinaio di metri prima di precipitare verso Introbio tra rapide e cascate. A breve distanza dal rifugio, verso monte, si trovano le caratteristiche baite dell'Alpe Sasso.
Si pensa che il santuario ed il ricovero abbiano origine nel Seicento. Durante la Seconda Guerra Mondiale furono oggetto di saccheggi e distruzione perché i Tedeschi sospettavano che vi trovassero rifugio i Partigiani (cui nel 1963 fu dedicata una lapide posta sul primo ponte sul Troggia). Un'altra nota storica - slegata dal rifugio - riguarda la Guerra di Crimea (1853-1856): lungo la salita si noterà la cappella costruita nel 1862 da Gaspare Antonio Artusi che sopravvisse a tale conflitto.
La ricostruzione del 1947 ha portato alla disposizione attuale degli edifici.
Col nuovo millennio c’è l’intervento che conferisce al complesso l l’aspetto attuale. Il sottotetto viene alzato per ricavare un vero secondo piano. Il terrazzo antistante viene quasi raddoppiato. Con lo sbancamento davanti e sotto il vecchio sagrato, viene realizzato, con i bagni, un unico grande interrato con ampi locali ripostiglio/garage.
Il 4 agosto 2019 in concomitanza con la festa dalla Madonna della Neve viene inaugurato il nuovo rifugio e inizia la nuova gestione affidata  all’ Associazione Verso l’Alto Verso l’Altro che raggruppa volontari dell’Operazione Mato Grosso, movimento con scopi educativi e solidali, che dedicano parte del tempo libero a svolgere lavori per sostenere l’azione di amici che operano in missione in mezzo ai poveri dell’America Latina, organizzando campi di lavoro e altre attività. 
Entrare nel rifugio è stato sorprendente: le attività di accoglienza e ristorazione sono a carattere decisamente famigliare con genitori e bambini pronti a collaborare, giocare e rendere piacevole il soggiorno ed il pranzo.
Per saperne di più sui rifugi gestiti da Operazione Mato Grosso, clicca qui: www.rifugi-omg.org/
Per approfondire, invece, la storia del rifugio: www.rifugiomadonnadellaneve.com/2018/10/19/rifugio-e-santuario-insieme-da-secoli/

  03/04/2023

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