verso rifugi panoramici affacciati sulle Dolomiti venete
A 1911 metri di altitudine, il rifugio Chiggiato si trova in una fortunata posizione dalla quale è possibile ammirare le Marmarole, dove spicca il Cimon della Froppa, e l'Antelao a breve distanza mentre sullo sfondo, verso est, si stagliano le affilate sagome degli Spalti di Toro e di altre vette che segnano il confine tra Veneto e Friuli.
Le vie d'accesso al sentiero su due, i sentieri 260 e 261, che possono essere agevolmente messi in circuito disegnando un percorso circolare che consente di salire e scendere lungo due diverse direttrici.
Salendo dal 260 si parte dal bar ristorante Alla Pineta a 1044 metri di quota e si prosegue, senza timore di sbagliare, per circa due ore risalendo i tantissimi tornanti che il sentiero disegna nel bosco. La vista, quando la vegetazione si dirada, si apre alla val d'Oten ed all'Antelao che la domina. Curiosa la "sosta del nonno", una panchina posizionata quasi ad invitare una ... presa di fiato! Una volta guadagnato il rifugio, il panorama si fa apertissimo e davvero incredibile per quanto vette si riescano ad abbracciare da questa posizione tutto sommato nemmeno troppo elevata.
Il sentiero 261 sale dalla val Vedessana: un tempo era possibile salire fino alla località La Stua, a circa 1120 metri di quota, ma la necessità di chiudere al traffico la stretta stradina di fondovalle (anche per le conseguenze della terribile tempesta Vaia) impone di partire più a valle, precisamente dal bar Alpino a quota 870 mslm, nei pressi di una cappella dedicata alla Beata Vergine di Caravaggio. Si cammina dunque dapprima su questa stradina asfaltata poi su una mulattiera ed infine su un sentiero che, meno ripido del 260, prende comunque quota con decisione tra una fitta boscaglia e rare radure. Le Marmarole, anche qui, si fanno vedere solo a tratti per poi proporsi in tutta la loro maestosità una volta raggiunta la meta.
Per unire i due percorsi è necessario camminare un'ora circa tra il bar Alpino e il ristorante Alla Pineta (dislivello 150 metri). Cinque ore di cammino dovrebbero quindi essere sufficienti per chiudere il percorso ad anello (260 + 261).
Sul sito del rifugio sono presenti numerose informazioni ed anche la pagina Facebook risulta aggiornata con frequenza e dovizia di particolari ed informazioni (www.rifugiochiggiato.it/home.html).
Si segnala che il rifugio è aperto per diversi mesi d'estate e prolunga l'apertura anche fino a novembre, in funzione del meteo.
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Arrivare al rifugio Tita Barba dal rifugio Padova consente di passare attraverso una molteplicità di ambientazioni tanto da rendere questa escursione pressoché irrinunciabile. Si parte dal rifugio Padova, costruito nel 1910 a 1287 metri sul livello del mare, e subito si è rapiti da un'ampia vista sugli Spalti di Toro e sui Monfalconi. Queste vette dolomitiche fanno da quinta naturale di un palcoscenico unico, come solo le montagne sanno regalare: la vasta radura a monte del rifugio è letteralmente incorniciata dalle Dolomiti. Da qui, volendo, si possono raggiungere forcelle tra le vette, porte aperte verso il versante friulano di queste montagne.
Spiace quasi abbandonare il punto di partenza e iniziare il lungo cammino che conduce - tra aceri, faggi, betulle ed abeti sino al rifugio Tita Barba ma il bosco, e le radure, sapranno ripagare ogni fatica. La traccia 352 prosegue offrendo anche numerosi tratti in saliscendi che consentono sì di rifiatare ma, allo stesso tempo, comportano un sensibile aumento del dislivello effettivo che non sarà limitato alla differenza di quota tra i due rifugi.
Poco a valle del rifugio Tita Barba (1821 mslm) si apre la straordinaria radura dove si trova Casera Vedorcia: ad un nuovo affaccio sugli Spalti di Toro si unisce la vista sul Cridola. Camminando ancora qualche decina di minuti si guadagna il rifugio meta dell'escursione: il vero punto forte della passeggiata è il vicino balcone panoramico dal quale si ammirano il Pelmo, l'Antelao e le Marmarole. Un punto d'osservazione davvero straordinario!
In tutto 2h30' dovrebbero essere sufficienti per completare l'escursione (in salita).
Al rifugio Padova, punto di partenza, si arriva in auto su una strada molto sconnessa e stretta. I sette chilometri che separano il rifugio dal fondovalle possono essere teatro di una faticosa pedalata in mountain bike!
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Il rifugio Antelao, ai piedi del cosiddetto Re delle Dolomiti (in "contrapposizione" con la Marmolada, che delle Dolomiti è la Regina) si può raggiungere da diverse vie. Posto a 1796 metri di quota, nei pressi della forcella Tranego, offre un'ampia vista non solo sulla cima che gli dà il nome ma anche sulle Marmarole - in un certo senso è "dirimpettaio" del rifugio Chiggiato - e sulle vette che segnano il confine con il Friuli tra le quali spiccano gli Spalti di Toro ed i Monfalconi. Lo sguardo si spinge anche molto a nord, verso le vette del Comelico, di Sappada e verso i confini con la Carinzia ed il Tirolo.
Essendo passata la tempesta Vaia (fine ottobre 2018) è bene verificare con il gestore la praticabilità delle vie d'accesso. Al momento di scrivere, ad esempio, risulta chiuso il sentiero 253 "delle Grave", il più breve ma il più impegnativo a partire da Pozzale.
Le più agevoli partono proprio da Pozzale di Cadore (1100 mslm circa) dove, in particolare, si possono scegliere due varianti a partire da località Col: la strada di Tranego - un'antica mulattiera che si affaccia verso sud e prende quota con moderazione fino a cima Tranego dalla quale poi scende all'omonima forcella per proseguire poi verso il rifugio- oppure il sentiero 250, detto delle Ville, che inizia come un'ampia strada sterrata fino al rifugio Prapiccolo e poi si addentra nel bosco, per superare la forcella Antracisa a breve distanza dal rifugio (e dove si riunisce con la via di forcella Tranego). Entrambe richiedono circa 2h30' di cammino per superare il dislivello: la via per Prapiccolo è più lunga ma ha un dislivello inferiore a quella che passa da forcella Tranego che impone di arrivare a cima Tranego, posta a 1849 mslm, per poi scendere e risalire nuovamente.
Molto faticoso è l'accesso da Nebbiù: il 254 parte dalla chiesa duecentesca di San Bartolomeo e prende quota senza dare molta tregua. Si superano anche le vivaci cascate del Pisandro (1h45' circa con 700 metri di dislivello). Si può salire anche da Valle di Cadore (se si arriva a Costapiana in auto la camminata dura solo 1h30' e copre un dislivello di 400 metri), da Vinigo, Venas e da Auronzo di Cadore passando per Pracidelàn.
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Altro rifugio molto panoramico è il Ciareido, ai piedi dell'omonimo monte. Dal momento che il Pian dei Buoi (1804 mslm) è raggiungibile in auto da Lozzo di Cadore, osservando regole viabilistiche molto rigide e che è necessario visionare prima di partire, la passeggiata al rifugio risulta davvero breve e poco faticosa.
La storia del rifugio è secolare: fu costruito negli anni '90 dell'Ottocento dai battaglioni alpini di Feltre, Pieve di Cadore e Gemona in previsione della Grande Guerra. Dopo aver svolto il ruolo di ricovero militare e posto di osservazione divenne un riparo per cacciatori ed una stalla per le capre prima di essere riadattato a rifugio nel 1973.
Il rifugio può essere base per lunghe escursioni che offrono una vista impagabile verso nord, verso le Dolomiti di Auronzo (in particolare verso il monte Paterno e le Tre cime di Lavaredo), le Dolomiti di Oltrepiave, gli Spalti di Toro e le vicine Marmarole.
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