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Castel Sismondo (scorri la gallery!)
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Capodanno sul Ponte Tiberio
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Notturna del Tempio Malatestiano
Emilia Romagna

Rimini

Vista come capitale del turismo balneare e della vita notturna, spesso si dimentica che Rimini, oltre che essere la base per affascinanti pedalate nella collina e nella montagna romagnole, è anche una città d'arte.
La sua fondazione risale infatti al 268 a.C. e non sono pochi i resti del periodo romano: l'Arco di Augusto, ad esempio, segnava e segna tuttora il punto di arrivo dell'antica via Flaminia. Mentre la via Emilia parte dal ponte di Tiberio così come la via Popilia. L'anfiteatro e la Domus del chirurgo sono poi altri esempi del passato romano di Rimini e si propongono come testimonianze di indubbio valore archeologico e storico.
L'altro periodo "d'oro" di Rimini è quello malatestiano: Sigismondo Malatesta fu signore di Rimini e la sua corte ospitò, tra gli altri, Leon Battista Alberti e Piero della Francesca. Il Tempio Malatestiano e Castel Sismondo sono il lascito più prezioso di quell'intervallo storico che durò dal Duecento al Quattrocento e che pochi decenni prima della fine vide il suo periodo più florido. In seguito Rimini, dopo un breve periodo di dominazione veneziana, finì nell'orbita dello Stato della Chiesa per seguirne le sorti fino alla formazione dell'Italia come Regno unito.
Una passeggiata nel centro cittadino consente dunque un'immersione nella storia, dai Romani fino alle costruzioni Liberty della fine del XIX secolo.
L'arco di Augusto è il più antico arco romano esistente e risale al 27 a.C.: è uno dei simboli della città tanto che figura nel suo stemma. Altro lascito romano è il già citato ponte di Tiberio che attraversa il Marecchia ed è legato, come l'Arco, alla rete viaria dei consoli romani. Sempre romana è la Domus, detta del chirurgo perchè vi furono ritrovati numerosi attrezzi chirurgici, conservati ora presso il Museo cittadino.
Sono malatestiani anche il Tempio, come suggerisce il nome stesso, ed il castello. Il primo, dal 1809 è il Duomo cittadino, dedicato a Santa Colomba. Come testimonia anche il nome con cui è passato alla storia, in realtà fu voluto da Sigismondo Pandolfo Malatesta più come sepolcro personale, o al massimo famigliare, che come luogo sacro aperto ai fedeli. Rimasto incompiuto non fece altro che alimentare nuove tensioni con il Papato tanto che Pio II, un Papa che di architettura se ne intendeva (fu responsabile della trasformazione della sua Corsignano nell'attuale Pienza, sul progetto della città ideale rinascimentale), scrisse che il Signore di Rimini: "Costruì un nobile tempio a Rimini in onore di San Francesco; ma lo riempì di tante opere pagane che non sembra un tempio di cristiani ma di infedeli adoratori dei demoni»".
Dal momento che Sismondo è contrazione di Sigismondo, la grandeur del signore di Rimini ha lasciato traccia anche nella fortificazione più importante della città: oggi resta solo il nucleo centrale di un sistema fortificato che fu ben più vasto.

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