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Re Alberto ai piedi delle Torri del Vajolet (scorri la gallery!)
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Oltre il passo Duron, gli alpeggi del rifugio Alpe di Tires
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Laghetto di Antermoia (scorri la gallery!)
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Da Cima Undici
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Al Fuciade
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Rifugio Passo Principe
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Verso forcella Pordoi
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Rifugio Piz Boè
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Passo Santner
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Vajolet
Trentino

Val di Fassa

Le possibilità escursionistiche in val di Fassa sono sconfinate e quanto segue non è che una rappresentazione parziale. Oltre a quanto esposto, peraltro, esiste la possibilità di concatenare diversi itinerari, studiare percorsi e traversate di più giorni con notti in rifugio o sfruttando anche l'efficiente servizio pubblico trentino e altoatesino.


TORRI DEL VAJOLET E CATINACCIO
Si parte dal rifugio Gardeccia, a 1935 metri di quota: fino al 2018 qui si arrivava con servizi navetta mentre dal 2019 è necessario salire a piedi o utilizzare la funivia del Ciampedie e poi scendere verso il Gardeccia.
Una volta qui le alternative sono svariate:
- rifugio Vajolet (2243 mslm), rifugio Preuss (2244 mslm) e rifugio passo Principe (2601 mslm): abbandonato il rifugio Gardeccia si prende a salire tra alcune pietraie, proprio sotto le pareti del Catinaccio e le torri del Vajolet. Il sentiero da seguire è il numero 546.
Oltre i rifugi Preuss (splendidamente appollaiato su un costone roccioso) e Vajolet, si può proseguire verso il rifugio passo Principe lungo il segnavia 584: si alternano strappi ripidi a più lunghi periodi di morbida salita.
Raggiunto il passo Principe si può immaginare un giro grandioso che prevede il superamento del vicino passo Antermoia, ai piedi del Catinaccio di Antermoia, ed una lunga discesa verso il rifugio Antermoia, al cospetto dell'omonimo lago (2497 mslm). Un lungo passaggio in quota, tra pietraie e splendidi prati, regala panorami sconfinati verso il gruppo Sella, le Odle, il Sassopiatto, il Sassolungo e la Marmolada.
Dal rifugio Antermoia si scende poi verso la val Duron e, sempre in discesa, si arriva infine a Campitello di Fassa da dove, sfruttando i mezzi pubblici, è possibile rientrare a Pera o Pozza di Fassa.
- rifugio Re Alberto e rifugio Santner, una volta raggiunti il rifugio Preuss ed il vicino rifugio Vajolet si sceglie il ripido (attenzione ai passaggi tecnici e lievemente esposti) sentiero 542 che sale fino al rifugio Re Alberto (2621 mslm), ai piedi delle Torri del Vajolet. Si può proseguire, su pendenze più moderate, verso sud guadagnando un sontuoso panorama sulle vette e l'ampio vallone detritico fino alla forcella Santner. A breve distanza si trova il rifugio omonimo (2741 mslm), aperto su estesi orizzonti verso sud: si scorgono le Dolomiti di Brenta, la Presanella, l'Adamello ed altre catene del Trentino occidentale. Più in basso il verde dei pascoli e dei boschi della val di Tires e della val d'Ega.
Cliccando sul logo Kompass si apre una cartina dove sono evidenziati: in giallo il rifugio Gardeccia, in verde i rifugi Preuss e Vajolet, in azzurro il Re Alberto, in viola il rifugio Santner ed in rosa il rifugio Passo Principe.



Il citato rifugio Antermoia può essere ovviamente una meta e non solo un punto di passaggio di un giro così ambizioso. Perla della passeggiata l'omonimo lago che il sito del rifugio descrive così: "attorniato da splendide cime de la Croda del Lago, la Croda dei Cirmei, il Catinaccio di Antermoia ed il Lastees de Antermia. La sua storia parte dal periodo delle glaciazioni: l’omonimo massiccio infatti, al tempo in via di formazione, era modellato da un ghiacciaio la cui lingua terminava in prossimità del lago. Il bacino è quindi di origine glaciale, ma a differenza molti laghi sempre di origine glaciale che si prosciugano durante la stagione estiva, il lago di Antermoia viene alimentato dal disgelo delle piccole sorgenti del Ruf de Antermoia, che scorre fino al lago in gran parte sottoterra e ne esce come emissario per andare a unirsi, nel chilometro successivo, al Ruf de Udai".
Gli accessi al rifugio sono molteplici ed il consiglio è quello di scendere da una via diversa da quella utilizzata per salire, regalandosi la maggior varietà possibile di ambientazioni e panorami.
L'accesso più breve e lineare, ma impegnativo, è dalla val Udai partendo da Mazzin (sentiero 580). Il tempo richiesto è di 3 ore e 30 minuti.
In alternativa, allungando la salita di circa mezz'ora, si può salire lungo la val di Dona partendo da Campestrin o Fontanazzo (sentiero 577 e poi 580). Questa via di salita regala un passaggio tra gli incantevoli prati della valle, spesso impreziositi da infinite fioriture, ed offre l'appoggio del rifugio Dona: sterminati i panorami verso est, verso il gruppo Sella, la Marmolada e, più lontane, le Pale di San Martino. Diversi tobià rimandano all'antico passato pastorale della val di Fassa: oltre i pascoli, però, non restano che le pietraie e in questo paesaggio dolomiticamente lunare si raggiunge il rifugio Antermoia.
Un'ultima alternativa è la val Duron, sia partendo da Campitello sia usufruendo della navetta e partendo quindi dal rifugio Micheluzzi (a circa 1800 metri di quota e risparmiando così almeno 1h30' di cammino). Da Campitello la salita dura circa 4 ore e risulta la più dolce ma anche la più lunga di tutte quelle proposte. Impagabile, però, la bellezza della val Duron, soprattutto raggiunti i rifugi Micheluzzi e Baita Brach: mucche al pascolo, rododendri, Denti di Terrarossa e Sassopiatto dominano il panorama rendendolo indimenticabile. Dopo lunghi tratti su ampia pista forestale, in corrispondenza della teleferica per il rifugio Antermoia si inizia a salire su sentiero e con maggior decisione. Il panorama, prendendo quota, si amplia verso est aprendosi a numerose vette dolomitiche, dalle più vicine (Sassolungo, Sella e Marmolada) alle più lontane, Pelmo e Civetta.
Raggiunto il passo delle Ciaregole, 2282 mslm, i prati lasciano spazio alle pietraie, le pareti della cima Principale di Dona sovrastano il sentiero e s’ incrocia il sentiero 580: dopo aver superato il passo di Dona, a 2516 metri di quota, si apre la conca di Antermoia, con il lago ed il rifugio omonimi. 
Nella mappa Kompass, la salita dalla val Udai.


IN VAL SAN NICOLO'
"Strada di Rusci": il nome deriva dal fatto che, a costruirla durante la Prima Guerra Mondiale, furono i prigionieri di guerra russi. Lasciata la macchina al parcheggio di Sauch (a pagamento) si risale la stretta fascia boscata che nasconde la strada sulla sinistra orografica della valle. L'andamento è vario ed alterna tratti pianeggianti a salite mai impegnative. Queste ultime si superano senza fatica anche grazie all'ottima ombreggiatura delle conifere che accompagnano tutto il percorso. Allorché ci si imbatte nel segnavia n. 641 per il Lauscel (Lagusel) si va a sinistra ad attraversare con comoda passerella il ruf de Sèn Nicolò entrando ancora nel bosco verso sinistra. Si scende leggermente, si esce in una pietraia alluvionale attraversando quindi il letto del Giaf, un rigagnolo che può ingrossarsi pericolosamente in caso di temporali estivi. Per un tratto pianeggiante ci si raccorda alla strada sterrata che risale quest'ultimo tratto della val de Sèn Nicolò (nome ladino per la valle di San Nicolò). Si va a sinistra scendendo verso la Baita Ciampié (ristoro, 1826 mlsm) per poi proseguire su strada asfaltata fino a fare ritorno al parcheggio di Sauch.
In alternativa, dalla val San Nicolò si possono raggiungere il rifugio Vallaccia (2275 mslm) oppure il rifugio Taramelli. Le due strutture si trovano in una solitaria valle laterale (valle dei Monzoni) che si apre verso meridione. Da località malga Crocifisso si percorre un'ampia traccia forestale fino a superare la baita Monzoni (1792 mslm) e l'omonima malga (1850 mslm) oltre la quale le precise indicazioni escursionistiche guidano alle due destinazioni in quota. Lungo il sentiero 603 si arriva, in mezz'ora circa, al rifugio Taramelli (2046 mslm) mentre il rifugio Vallaccia è raggiunto dal sentiero 624 (2 ore di cammino circa).
Più ambizioso raggiungere la panoramica cima Undici, a quasi 2600 metri di altitudine, dalla quale si gode un'impagabile vista sul Catinaccio e le Torri del Vajolet, sulla Marmolada e sul Sassolungo. La vetta è raggiungibile in poco meno di un'ora a partire dal rifugio Vallacia su un sentiero ben tracciato e privo di difficoltà particolari. Attenzione ai tratti esposti una volta raggiunta la vetta.
Il rifugio Taramelli, a sua volta, può anche essere il punto di passaggio per la conquista del rifugio Le Selle sulle creste di Costabella dove il panorama si apre sulla conca di Fuciade, il passo San Pellegrino e le Pale di San Martino (2 ore dal Taramelli, altitudine 2530 mslm). Da non dimenticare, infine, che il rifugio Le Selle si può raggiungere anche dal passo San Pellegrino ed è punto d'appoggio per la via ferrata Bepi Zac ed il sentiero dedicato ai vagabondi della montagna dallo stesso Bepi Zac. Un percorso riservato ad esperti e che necessita del kit da ferrata: la soddisfazione panoramica, oltre alla valenza storica e culturale (si sfiorano svariati resti del fronte della Prima Guerra Mondiale), è impagabile.


RIFUGIO RODA DI VAEL
Piacevole passeggiata tutto sommato non troppo impegnativa se si parte dal passo Costalunga (poco a valle del passo, sul versante fassano), nei dintorni dello spettacolare lago di Carezza. Si prende la traccia 548 da seguire fino alla meta, posta ai piedi di imponenti pareti rocciose e affacciata su ampi panorami verso est. Si parte da 1753 metri di quota e si arriva a 2280 mslm, in corrispondenza della sella del Ciampaz, dove sorge il rifugio.
Questa via richiede circa 1h30' di cammino.
Al Roda di Vael si arriva anche partendo dal rifugio Ciampedie (a sua volta raggiunto dagli impianti di risalita di Pera di Fassa) sempre in un'ora e mezza.
Oppure si può salire da Vigo di Fassa, in circa tre ore. Dai dintorni del municipio, a 1380 metri di quota, parte il segnavia 547 che sale inizialmente in direzione della chiesa di Santa Giuliana per proseguire poi nel bosco vicino alla pista da sci e raggiunge successivamente il sentiero 545 per portare infine al rifugio. Il dislivello, lungo questa variante, è di circa 900 metri.



RIFUGIO CONTRIN
A Alba (1550 mslm) nei pressi della funivia inizia la mulattiera/sentiero n. 602, che con fitta serpentina nel bosco porta a superare il ripido dislivello iniziale della valle uscendo presso la baita Locia Contrin (1736 mslm). Il sentiero si fa pianeggiante. Si attraversa una zona di rado bosco per entrare negli spaziosi pascoli della valle. Si cammina in uno scenario grandioso: le cime circondano la valle su ogni lato. A destra il Colac, a sinistra il Vernel e la Marmolada, mentre verso est si erge il monumentale torrione della Cima di Ombretta. Si attraversa il ruf de Contrin, si va in diagonale verso il rifugio omonimo (2016 mslm) che domina da un dosso e lo si raggiunge con alcuni comodi tornanti disegnati in un bosco di radi larici.



NEL GRUPPO DEL SELLA
Dal passo Pordoi per ripido sentiero tra le rocce o con la cabinovia si raggiunge la forcella Pordoi dove si trova il rifugio Maria: il passo Pordoi si trova a poco più di 2200 metri sul livello del mare, mentre il rifugio è posto ad un'altitudine di 2829 metri.
Da qui si può raggiungere la vetta del Piz Boè, a 3152 metri di altezza e vero tetto del gruppo Sella.
Oppure si può proseguire verso il rifugio Boè, in sostanziale saliscendi oppure attraversare il gruppo del Sella superando il rifugio Boè fino al cospetto della cima Pisciadù, a sua volta raggiungibile con qualche passaggio tecnicamente impegnativo (sentieri 647/666) e scendendo poi al rifugio Pisciadù, graziosamente affacciato su un piccolo laghetto alpino.
Dal rifugio si scende, con altri passaggi tecnicamente impegnativi, fino a passo Gardena.
A chi volesse dedicarsi a questa traversata del Sella si consiglia però di mettersi in marcia in direzione opposta: passo Gardena -> rifugio Pisciadù ( i passaggi tecnici si superano con più agilità in salita) -> rifugio Boè -> rifugio Maria Sass -> discesa al passo Pordoi e ritorno al punto di partenza grazie ai bus "SellaRonda", attivi durante la stagione estiva.
La traversata, se effettuata con tempi ben cadenzati, lascia anche il tempo di conquistare le cime del Piz Boè e Pisciadù.



RIFUGIO FUCIADE
Ben diverso l'impegno richiesto dal rifugio Fuciade: si arriva dopo una comoda passeggiata, quasi pianeggiante, a partire da passo San Pellegrino. Un'oretta tra baite e pascoli, al cospetto delle cime dolomitiche che chiudono l'anfiteatro roccioso dove sorge il rifugio Fuciade ed affacciati sulle Pale di San Martino. Si parte dai 1915 mslm del passo per arrivare a 1972 mslm.
Più impegnativo procedere verso passi in quota, come ad esempio, la Forca Rossa, a poco meno di 2500 mslm, raggiungibile con il sentiero 694.


SASSO PIATTO
Tornando ad obiettivi ambiziosi, la vetta del Sasso Piatto richiede buon allenamento e passo sicuro ma è raggiungibile senza tratti ferrati o "alpinistici".
Si parte dall'Alpe di Siusi o da passo Sella in direzione del rifugio Sassopiatto. Giunti a questo rifugio, a circa 2300 metri di quota, si cambia radicalmente passo. La salita dal passo Sella, infatti, è agevole e poco impegnativa: passando dal rifugio Pertini si colma un dislivello minimo, alternando tratti in saliscendi a tratti pressochè pianeggianti.
Dal rifugio alla cima, invece, si sale senza tregua. Dapprima su morbida terra poi sulla dura roccia sempre più scoscesa fino alla sorprendente vetta che regala panorami sulle vicine guglie del Sassolungo e della Punta Cinque Dita, sul Catinaccio d'Antermoia, sulla Marmolada e sui dolci pendii dell'Alpe di Siusi.



Senza salire fino alla vetta si possono disegnare due percorsi circolare più o meno lunghi attorno al Sassopiatto o al Sassolungo (o a entrambi) sfruttando o meno gli impianti di risalita.
I due giri "parziali" passano attraverso la forcella Sassolungo dove ha sede il rifugio Toni Demetz, 2600 mslm circa, e dove arriva anche una ovovia. Il giro del solo Sassolungo o del  solo Sassopiatto sono senz'altro più brevi ma richiedono il superamento della citata forcella (impegnativa anche in discesa sul versante che porta al rifugio Vicenza) mentre il lungo giro attorno ad entrambi risulta davvero esteso ma meno problematico dal punto di vista tecnico ed altimetrico.
Clicca per aprire due stralci di mappa Kompass: uno dedicato al giro del Sassopiatto (clic) ed un altro dedicato al giro attorno al Sassolungo.


RIFUGIO ALPE DI TIRES E VAL DURON
Il rifugio Alpe di Tires può essere raggiunto principalmente seguendo tre vie. La più lunga parte dalla val di Fassa, più precisamente da Campitello. Si inizia a camminare nei dintorni del paese e si sale lungo tutta la val Duron. Fino ai rifugi Micheluzzi e Brach (1h circa) si sale su ampia carrabile sterrata - a tratti ripidissima - alternando tratti in un fitto bosco di abeti a tratti in campo più aperto. Il Micheluzzi segna la fine - temporanea - delle fatiche aprendo le porte di un lungo pianoro ai piedi delle pendici settentrionali del gruppo del Catinaccio e del Molignon. Al termine di questo pianoro (quasi un'ora di cammino) si riprende a salire con buona pendenza fino a passo Duron (circa 35') e poi fino al rifugio Alpe di Tires. Il ritorno è per la via di salita.
Una seconda via di salita prende le mosse dalla val di Tires. Dal paese di San Cipriano si superano i prati del Doss, verdeggiante declivio ai piedi del Catinaccio e delle Torri di Vajolet, seguendo il sentiero 12. Presto questo sentiero - o meglio questa ampia traccia - si innesta su una sterrata ancor più ampia che, aggirato un dosso, procede verso la val Ciamin (sentiero 13). Tra tratti pianeggianti e brevi strappi in salita il segnavia (che dopo l'incrocio con il sentiero proveniente dai Bagni di Lavinia Bianca diviene il 3) conduce fino alla radura Rechter Leger, mirabilmente incastonata tra le cime del Principe e di Valbona, dove si incomincia a fare sul serio (1595 mslm, circa 1h30' da San Cipriano). 
Il sentiero 3A, infatti, dopo un facile tratto iniziale, prende quota con decisione e senza lasciare tregua si alza fino ai 2134 mslm del rifugio Bergamo (o Greisletenhutte, "rifugio sulle coste erbose") . Il rifugio - distante più di un'ora dalla radura - è un utile punto tappa ma non segna affatto la fine delle fatiche: i  boschi si sono diradati già a valle del rifugio, le coste erbose che danno il nome tedesco al rifugio lasciano invece presto spazio a pietraie e ghiaioni che accompagnano l'escursionista fino alla testata della val Ciamin. In una giornata di sole non bisogna assolutamente dimenticare acqua, copricapo e crema solare! Qui si incontra un bivio: a destra si può procedere verso il rifugio Passo Principe, 2602 mslm, a sinistra invece si sale, sempre su ripide pendenze, verso il passo del Molignon, 2598 mslm, da cui poi si accede, in breve discesa, al rifugio Alpe di Tires, a 2440 mslm (2h dal rifugio Bergamo).
La discesa avviene per la via di salita oppure procedendo brevemente verso il rifugio Bolzano (sentiero 3-4) e scendendo poi lungo il sentiero 3 per la "buca dell'orso".
I panorami lungo questa via di salita sono grandiosi: già in partenza, Catinaccio e Torri del Vajolet dominano la val di Tires regalando grandi emozioni, i prati del Doss, punteggiati da caratteristiche baite, sono altrettanto incantevoli. Rechter Leger è una radura chiusa da altissime vette dolomitiche e la salita al rifugio Bergamo e poi al passo del Molignon immette in un contesto dolomitico di grande fascino. La discesa al rifugio Alpe di Tires apre poi la vista alle Odle, al Sassolungo ed al Sassopiatto, ai Denti di Terrarossa. Un paradiso per chi ama la montagna.
Un'ultima via di salita (con diverse varianti), più facile ma comunque lunga, parte dall'Alpe di Siusi. Da località Saltria (1700 mslm, circa) si prende la traccia 9 fino ad un gruppo di baite e poi si continua lungo la 8 fino al passo Duron mentre da Compatsch (1850 mslm), dove arriva la funivia da Siusi, si seguono le indicazioni per il rifugio Molignon (sentiero 7) che, a 2054 mslm, è un punto intermedio molto comodo (1h30'). Anche da questo rifugio la salita prosegue poi verso il passo Duron (30'), che apre le porte sul versante fassano e la vista sulla Marmolada, e da lì in circa 50' si raggiunge il rifugio Alpe di Tires.
Partire dall'Alpe di Siusi consente di camminare su tracce più ampie e battute ma meno "immerse" tra le pareti dolomitiche: lo scenario è più ampio, gli orizzonti sono più aperti. La vista è sempre focalizzata sulle Odle, in lontananza, e su Sassolungo e Sassopiatto, più vicini e decisamente in posizione di dominio sull'intero altopiano.


VIEL DAL PAN
Si tratta di uno dei sentieri più facili e panoramici delle Dolomiti: il Viel dal Pan (in tedesco, Bindelweg, dal nome del medico tedesco che lo portò in auge) corre da passo Pordoi al rifugio Viel dal Pan e poi a passo Fedaia, sfiorando a più riprese il confine tra Trentino e Veneto. Ecco, proprio il finale della discesa verso il passo Fedaia può essere difficoltoso ed è pertanto sconsigliato a chi ha meno dimistichezza con l'ambiente alpino.
La partenza avviene dal passo Pordoi ma dovrebbe essere possibile portarsi in quota anche utilizzando l'impiantistica di Canazei. Un dettaglio che non abbiamo modo di verificare preferendo partire dal passo.
Il sentiero sale con decisione per colmare un dislivello inferiore ai duecento metri: dal Pordoi (2239 mslm) si costeggiano alcune pareti dolomitiche ammirando (alle proprie spalle) il gruppo Sella dove spicca la sagoma del Piz Boè (3152 metri).
Raggiunto il rifugio Fredarola (2375 mslm, a breve distanza dagli impianti di risalita e servito anche da una forestale percorsa dalle jeep) il profilo della camminata cambia.
Non si sale più tra le rocce ma si segue un saliscendi tra praterie d'alta quota che si affaccia da subito sulla Marmolada. In 30-45 minuti si raggiunge il rifugio Viel dal Pan e si può fare rientro sui propri passi. Esiste una variante più alta così come la citata possibilità di scendere fino a passo Fedaia (non provata direttamente). Tutto il percorso si affaccia sulla Marmolada, una vista indimenticabile.
Attenzione: la facilità del percorso, e la sua accessibilità, lo rendono molto molto frequentato. Se possibile è bene percorrerlo fuori stagione o, quantomeno, in orari meno... "caldi".
Un po' di storia
Questo sentiero veniva usato dai commercianti di farina del bellunese al fine di attraversare le valli più rapidamente, senza dover percorrere strade di fondo valle. La farina, necessaria per la panificazione, rappresentava un ottimo prodotto di scambio e poteva servire per ottenere, tramite baratto, oggetti d'artigianato.
Proprio per questa sua origine storica il sentiero è detto Viel dal Pan, ovvero "via del pane".
Il merito della scoperta di questo percorso è del medico tedesco Karl Bindel, presidente della sezione del Club Alpino Tedesco ed Austriaco (DOAV) di Bamberga, il quale lo percorse per primo alla fine del XIX secolo e ne curò personalmente la sistemazione. Per questo, in tedesco, il sentiero 601 è noto come Bindelweg.


La val di Fassa nelle pagine di www.cicloweb.net
- itinerari da pedalare in val di Fassa,
- guida alla val di Fassa
E per quando c'è la neve, da www.ciaspole.net:
- ciaspolata in val Duron,
- ciaspolata al rifugio Roda di Vael,
- ciaspolata in val San Nicolò,
- ciaspolata in val Monzoni,
- ciaspolata al rifugio Fuciade ed alla Forca Rossa,
- ciaspolata in val di Vajolet

In collaborazione con
Apt Val di Fassa
www.fassa.com

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