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L'Ortles dalla val di Mazia (Vinschgau Marketing-Frieder Blickle) - scorri la gallery!
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Mazia in una foto di Anna Pichler
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Sull'alta via della val Venosta (Vinschgau Marketing - Frieder Blickle)
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Castel Coira
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I masi Thainehofe (foto Anna Pichler)
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Il lago Matscherjochsee (foto di Ines Telser)
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Il rifugio Oberettes in una foto dell'Alpenverein Südtirol
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Ruderi del castello Obermatsch (foto Anna Pichler)
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Camminando lungo la roggia (foto Karin Leichter)
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I laghi Saldurseen (foto Anna Pichler)
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Laghi Saldurseen (foto Klaus Bliem)
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Lago Upisee (foto Karin Thoeni)
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Cima Weisskugel (foto Klaus Telser)
Alto Adige

Val di Mazia

Mazia è stato il primo villaggio degli alpinisti in Alto Adige, una nomina che ha reso orgoglioso il sindaco di Malles, Ulrich Veith, e che ha dato una "nuova motivazione per un cammino verso una strutturazione sostenibile dello spazio vitale. Val di Mazia, con l'omonima frazione, il borgo Kartatsch, i masi Runhofe, Innerglies ed Ausserglies e Thaneihöfe, offre una ricca offerta, dalle passeggiate lungo la roggia ai sentieri che si addentrano nel bosco fino alle malghe più in quota o al rifugio Oberettes alla cima Weisskugel". Anche il sovrintendente alla frazione, Vinzenz Telser, evidenzia come "non si sia voluto emulare altre tendenze ed i grandi progetti sono rimasti nel cassetto dando a Mazia un'opportunità unica. Mazia è rimasta una perla ed oggi può riscattarsi da un passato di povertà, emarginazione e privazioni che hanno comunque plasmato il carattere degli abitanti ed il paesaggio circostante".
Il progetto Val di Mazia - villaggio degli alpinisti è coordinato dall'Alpenverein Südtirol - AVS Südtirol (Associazione alpinistica Sudtirolo).

Mazia, 1580 mslm, è una frazione del comune di Malles, in alta val Venosta. La valle che prende il nome da questo abitato si insinua nelle Alpi di Oetzal e raggiunge i 3739 metri di quota con la cima Weisskugel, la seconda più alta di questo gruppo. La “montagna” degli abitanti di Mazia, appunto la cima Weisskugel, vanta una lunga storia alpina. La prima scalata fu compiuta, secondo la relazione dell’arciduca Giovanni d’Asburgo-Lorena, da due portatori della val Senales, Johann Gurschler e Josef Weitthalm, probabilmente nell’estate del 1845. Poiché questo documento fu ignorato per lungo tempo, il turista viennese Josef Anton Specht, che scalò la cima Weisskugel nel 1861, fu considerato a lungo il suo primo “conquistatore”. Il nome Weisskugel si basa su un’interpretazione di “Kogel”, che indica la forma particolare di una cima in Tirolo. Grazie alla posizione centrale, la vista dalla vetta è una delle più vaste dell’intero arco alpino.

UN PO' DI STORIA
Mazia è parte del comune di Malles dal 1927 e nel corso del XX secolo ha conosciuto un discreto sviluppo dovuto alla meccanizzazione dell'agricoltura ed alla più generale modernizzazione dell'economia altoatesina. Anche qui fu alto il prezzo da pagare al regime fascista.
Da non perdere una visita al castello Churburg, un tempo residenza dei conti von Trapp, balivi di Mazia, ed il Museo della val Venosta nella vicina Sluderno. Qui largo spazio è dedicato al sistema delle rogge, molto caratteristico in tutta la zona, ed al fenomeno delle migrazioni dei bambini di Svevia. Quanto appena citato è il frutto di una storia secolare.
Gli insediamenti in questa vallata sono molto antichi: si pensa ad originarie tribù illiriche mentre nel 400 a.C. furono i Celti a fondersi con gli abitanti locali dando vita al popolo dei Reti. Nel torrente fu trovato un elmo celtico, a conferma di questa ricostruzione, ed anche diversi toponimi richiamano antiche divinità celtiche (Eisa e Rumla, ad esempio).
Nel 2011 furono ritrovati reperti preistorici nei dintorni della forcella Langgrubjoch, a 3017 metri di altitudine: tavole e pali lavorati, una fibbia di cintura in legno, un corno di stambecco. La successiva datazione li ha collocati intorno al 1300 a.C. Curiosamente, questi ritrovamenti preistorici sono avvenuti nello stesso gruppo montuoso dove fu rinvenuto, negli anni Novanta del Novecento, il corpo mummificato di Oetzi.
Il nome Mazia, però, è successivo e risale all'aggettivo pre-romano indoeuropeo mak (umido) esteso a makja (terreno umido). Nel romancio delle Alpi è diventato poi matsja ed in tedesco mätsche (attestazione del 1302).
Non manca, tuttavia, chi riconduce Mazia ad una voce romana "valle amatsja", valle ridente ed accogliente.
Voci retroromanze permangono in diversi toponimi, come Tanaluv ("tana del lupo") e Plan dal Uors ("piana dell'orso") proprio perché fino al XVI secolo era retroromanza la lingua più parlata.
La valle, al contrario di altre valli laterali della val Venosta, è citata già in documenti del IX secolo d.C. Nel '200 risiedevano in valle circa cento famiglie tra cui una nobile casata omonima che diede origine ai masi Runhöfe come centri del dissodamento per finalità agricole e pastorali.
Così solitaria ed isolata, Mazia non fu comunque risparmiata dalla peste del Trecento e nemmeno da quella del Seicento mentre tra le due epidemie venne devastata da un'alluvione originata dal collasso di un lago glaciale (1613). Disastri naturali, scomodità dei luoghi, lunghi periodi di siccità costrinsero molti abitanti ad emigrare: anche in epoca recente, nel 1983, una pioggia incessante, durata oltre tre giorni, provocò frane, smottamenti, alluvioni e distruzione.
Patrono di Mazia è Florino che, secondo la tradizione, aveva salvato il paese dall'invasione dei Francesi. Nato nel 790 da genitori inglesi, morì nell'anno 856.
Un capitolo importante della storia di Mazia è rappresentato dai Balivi che già nel XII secolo si occupavano della sicurezza e dell'autonomia del territorio, protetto anche da una fortificazione costruita su una collina all'imbocco della vallata.
I loro possedimenti, nei momenti più floridi, arrivarono fino alla Valtellina ed alle rive del lago di Como. Per i loro soprusi, però, entrarono in conflitto con il vescovo di Coira (nei Grigioni elvetici) ed arrivarono ad uccidere un abate. Le fortezze Obermatsch ed Untermatsch furono abbandonate già nel corso del Quattrocento ed oggi ne rimangono solo le macerie. La casata dei Balivi si estinse nel 1504 mentre fino all'Ottocento perdurò una certa autonomia nell'esercizio della funzioni giudiziarie.
Tra le tradizioni più radicate spicca, per originalità, il lancio dei dischi ardenti, un appuntamento fisso quando finisce l'inverno. Dischi di legno, verniciati con colori vivaci (detti Sonntagsscheiben) sono infilati in una verga di nocciolo lunga alcuni metri (il Gart), arsi in un grande falò e lanciati nel cielo buio dai battitori. Durante la serata, poi, viene bruciato un palo (Larmstong) o un bastone di abeti con guaina in paglia (Hex). 
Anche in alta val Venosta, come in tutto il mondo germanico, imperversano i Krampus (i diavoli) nella sera del 5 dicembre.


LA MONTAGNA
La sezione di Mazia dell'AVS (Associazione alpinistica Sudtirolo) risale al 1884 ma, con il Fascismo, fu chiusa. Nel 1965 il desiderio di ricreare un'associazione locale fu incrementato dall'obiettivo di recuperare l'ex rifugio Höller, risalente agli anni Ottanta dell'Ottocento e distrutto da un incendio nel 1945. I lavori furono tormentati: la situazione politica non era stabile e numerosi erano gli attentati di chi non voleva "la pace" tra italiani e sudtirolesi. Negli anni Settanta ed Ottanta, tuttavia, si riuscì a portare a termine la costruzione di due rifugi, oggi noti come Oberettes e Sesvenna.
L'AVS Mazia è rinata nel 1979 mentre dal 2013 la sezione di Malles è stata ribattezzata Alta Val Venosta.
Il paesaggio della Val di Mazia è eterogeneo ed alterna fitti boschi a ricchi pascoli. Prima del paese si trova l'area protetta dei prati di Mazia, campi di piccole dimensioni e dal terrazzamento singolare, strappati al bosco per consentire le attività agricole.
In valle sono tre gli alpeggi indipendenti, ovvero con rifugi con i relativi pascoli, e due alpeggi. Gondaalm, Restief, Innere Matscheralm, Matscheralm e Upialm, quest'ultima ceduta, secoli addietro, ai contadini di Sluderno in cambio di "una merenda".
Tante le rogge che irrigano un territorio insolitamente secco. Nella valle si trova uno dei laghi più alti delle Alpi, il Matscherjochsee, posto a 3188 metri di altitudine, ed i laghi Saldurseen, posti su uno degli altopiani più elevati delle Alpi.
Dal punto di vista faunistico la valle è popolata da moltissimi ungulati - camosci, caprioli, cervi ed anche branchi di stambecchi. In cielo volteggiano l'avvoltoio barbuto mentre sono segnalati anche il fagiano di monte e la pernice bianca.

 

PASSEGGIATE ED ESCURSIONI
L'Alta Via della Val Venosta, dalle sorgenti dell'Adige a Stava, passa anche per i crinali di Val di Mazia. Sono impegnativi i sentieri che portano alle forcelle di confine: la Bildstöckljoch mette in comunicazione val di Mazia e val Senales ed è meta di un tradizionale pellegrinaggio ogni 15 agosto, in occasione della sagra della Madonna di Senales. Si procede dal rifugio Oberettes lungo il sentiero 1 per superare una zona detta "piccolo Tibet", ai piedi del Saldurspitze, e poi scendere fino a Maso Corto in val Senales.
Altrettanto isolato ed impegnativo il tracciato che da Mazia porta in Vallelunga.
Obiettivi ambiziosi sono il lago Matscherjoch o le cime Remsspitze, Portlesspitze e Pleresspitze. Andando verso il rifugio Oberettes, invece, si viene sorpresi dalle fragore di una scenografica cascata. Numerosi sono poi gli itinerari di carattere alpinistico che richiedono attrezzatura ed esperienze adeguate svolgendosi anche su ghiaccio.
Curiosità: sulla vetta di punta Valvel si trova una lastra di marmo, portata in cima da Ludwig Windecker che aveva "scommesso" con la moglie di farla innamorare di queste montagne. Lei disse che sarebbe stato possibile solo se avesse potuto pranzare sul suo solito tavolo. Pensò così di scoraggiare il marito che invece non si perse d'animo e realizzò l'impresa. La tavola è stata restaurata nel 1996.
Più facile è raggiungere la vetta della Spitzige Lun o il comodo sentiero della roggia, incantevole in autunno. Si può poi camminare tra i vari masi, ammirando l'alternarsi di pascoli e boschi, oppure andare a scoprire le rovine del castello.
Dalla piazza di Mazia, attraversando le frazioni Winkel e Somblimas al di sotto del paese, si scende a fondovalle fino ai masi di Kartatsch. Qui si imbocca la strada asfaltata fino al maso Schlosshof e si sale fino alla collina con le rovine dei castelli di Obermatsch e Untermatsch, dove ci si può deliziare con la meravigliosa vista sull’Ortles.
Dal Gschlossbiechl si ritorna al maso Schlosshof lungo il lato sinistro della strada forestale fino al ruscello; costeggiandolo, si giunge alla biforcazione tra le rogge Bergwaal e Leitenwaal. Nel suo percorso dalla val di Mazia fino allo sbocco nell’Adige, il rio Saldurbach attraversa la gola sopra Sluderno: in questa zona le rogge Bergwaal e Leitenwaal raccolgono l’acqua da trasportare ai pendii soleggiati della Val Venosta.
La prima conduce nella gola del rio Saldurbach lungo il fianco orientale, la seconda costeggia la parte occidentale e ne irriga i pendii. Per mezzo di canali in legno e ponticelli ariosi, la Bergwaal supera alcuni ripidi pendii e crepacci; in alcuni punti si è resa necessaria anche la perforazione della roccia. Nelle profondità della gola, la Bergwaal incontra il rio Saldurbach: un ponte ne facilita l’attraversamento per seguire, sull’altro lato, la Leitenwaal verso Sluderno e giungere agli scavi preistorici presso Ganglegg (muri perimetrali, resti di rifugi, pannelli informativi). Entrambe le passeggiate lungo le rocce, guidate dal segnavia 17, sono spettacolari, ben percorribili e sicure.


I contenuti di questa pagina sono tratti dall'opuscolo "Mazia - Un’oasi di felicità”, a cura dell'Associazione alpinistica Sudtirolo (AVS), prima edizione, 2017. La stessa AVS ha coordinato l'intero progetto.
e da questa pagina del sito dedicato ai Villaggi degli Alpinisti nelle Alpi: https://ita.bergsteigerdoerfer.org/58-2-Villaggio-degli-alpinisti-Mazia.html
Clicca per scaricare il PDF "Mazia - Un’oasi di felicità"


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