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Il lago sotto al ghiacciaio di Fellaria (est) - scorri la gallery!
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Il lago sotto al ghiacciaio di Fellaria (est)
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L'Alpe Fellaria
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Rifugio Bignami
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Il monte Disgrazia, visto dalla diga di Campo Moro
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Il Fellaria (ovest)
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Un'altra immagine del lago ai margini del ghiacciaio
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Un'altra immagine del lago ai margini del ghiacciaio: caratteristici iceberg
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Simpatici incontri lungo il percorso
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Fragorosi torrenti alimentati dalle acque di fusione
Lombardia

Val Malenco: i ghiacciai

Il sentiero glaciologico Luigi Marson è uno degli itinerari più belli ed illuminanti delle Alpi. Percorrere l'intero sentiero, nelle sue diramazioni A, B e C è una sorta di full immersion in storia, geologia e climatologia. Il tutto "fuori aula", ovvero godendosi una splendida giornata all'aria aperta ai piedi delle montagne più alte della val Malenco, ai confini tra Lombardia e Svizzera. Un ambiente che, lasciatisi alle spalle le dighe, risulta essere maestoso quanto selvaggio.

Si parlava di full immersion in storia, geologia e climatologia. Ma perchè?

Storia, perché si ammirano le baite, in parte ristrutturate, dell'Alpe di Fellaria. E i pannelli descrittivi ne raccontano le vicende.
Geologia e glaciologia, perché le tabelle illustrative mostrano come il movimento dei ghiacci abbia influenzato, nel corso dei millenni, tutto il paesaggio che circonda l'escursionista.
Climatologia, perché le stesse tabelle rendono evidenti gli effetti del surriscaldamento globale e dell'effetto serra.

Scrive il sito www.ecomuseovalmalenco.it
Il sentiero glaciologico Luigi Marson nasce nel 1996 da un’iniziativa del Servizio Glaciologico Lombardo (SGL) per avvicinare il grande pubblico agli ambienti glaciali del gruppo del Bernina, unico “quattromila” delle Alpi Centrali.
Il sentiero permette di introdurre con consapevolezza escursionisti, visitatori e turisti alle peculiarità dell’ambiente glaciale. In occasione del suo ventesimo anniversario, alla luce delle profonde modificazioni dei luoghi dovute al ritiro glaciale, il sentiero è stato aggiornato e arricchito ed ora è costituito da tre percorsi, che partono dal rifugio Bignami.

La passeggiata, dunque, è allo stesso tempo appagante quanto triste. L'aggettivo più giusto è forse malinconica se si pensa che ogni anno il paesaggio cambia ed ogni anno il ghiacciaio si ritira. Chi ha figli piccoli difficilmente potrà tornare qui e mostrare loro lo stesso emozionante paesaggio: ogni aspetto, in pochi anni, sarà inesorabilmente cambiato.
I pannelli illustrativi mostrano, infatti, come fino a pochi anni fa non fossero visibili certe pareti rocciose perché interamente ricoperte di ghiaccio. E come le fragorose cascate - che ora inesorabilmente portano a valle acqua di fusione - non esistessero nemmeno. Ed infine come lo scenografico laghetto, protagonista di un quadretto pur indimenticabile, non sia altro che un esito (temporaneo) di un ritiro accelerato del ghiacciaio.

Protagonista della passeggiata lungo le tre varianti del sentiero glaciologico è dunque il ghiacciaio di Fellaria del quale si osservano le lingue che scendono a valle, residuo di masse glaciali molto più imponenti fino a poche decine di anni fa.
Il sentiero A arriva ad un laghetto risalendo la morena, il B si addentra nel vallone dove, fino a pochi decenni fa, si spingeva ancora la vedretta occidentale mentre il C è quello diretto allo scenografico laghetto ai piedi della vedretta orientale di Fellaria.

Si parte dal parcheggio poco oltre Campo Moro, proprio ai piedi della diga dell'Alpe Gera, a 1990 mslm. Vi si arriva salendo in auto da Lanzada, in val Malenco, e superando sia Campo Franscia sia Campo Moro.

Per chi volesse sfidarsi in una durissima doppietta, ovvero bicicletta e trekking, la salita a Campo Moro misura quindici chilometri e colma un dislivello di milletredici metri dai 977 di Lanzada ai 1990 mslm di Campo Moro. Le pendenze sono pressoché costanti: di poco inferiori al 7% nella prima metà, di poco superiori nella seconda. Solo il passaggio prima di Campo Franscia ed il finale risultano meno impegnativi. 
Diversi tornanti alleggeriscono il peso della salita mentre numerose gallerie (anche se quelle davvero buie sono solo tre e non sono particolarmente lunghe) suggeriscono di dotarsi di una torcia per vedere e farsi vedere. Suggestivo il fondo in acciottolato delle gallerie fino a Campo Franscia!
I dettagli dell'altimetria cliccando questo link (www.salite.ch) 

Tornando all'escursione a piedi... Si sale verso la diga, alternando sentiero e strada di servizio, fino a raggiungere la sommità dello sbarramento. E' il momento della prima vista sul versante orientale del ghiacciaio di Fellaria che domina sia il lago artificiale sia il rifugio Bignami, visto qui secondo una prospettiva davvero scenografica.
Proprio il rifugio Bignami (2401 mslm) è la prima tappa intermedia: vi si arriva in poco più di un'ora, prendendo quota con costanza e senza particolari difficoltà tecniche o atletiche lungo il sentiero che sale sul versante a nord del lago artificiale.
Continuando a salire, si lascia alla propria destra il rifugio e si procede in lievissima salita fino all'Alpe di Fellaria.
La descrive così il sito www.paesidivaltellina.it (cliccando questo link si apre l'intera pagina dedicata alla zona): "Il suo centro è posto in un piccolo avvallamento che pone le baite al riparo dai venti che spirano dai ghiacciai omonimi. Fino alla metà degli anni Settanta del secolo scorso era caricata da una decina di famiglie della contrada di Ganda (Lanzada), ciascuna con il proprio soprannome (i re, i gat, i santin, i mau, i gnolii, i tonitoni, i alpin, i öc, i péteréi), con una settantina di capi che salivano fin qui dopo aver sostato nei sottostanti alpeggi di Campomoro (cammòor) e di Gera (prima che gli attuali invasi li sommergessero); oggi, invece, da molti anni nessun capo di bestiame pascola più nella splendida cornice dell’alta Valle di Campomoro."

Si prosegue oltre, ignorando le deviazioni verso la bocchetta di Caspoggio ed il rifugio Marinelli, attraversando un primo torrentello. Nel bel mezzo di una piana erbosa si osserva un altro ponticello che consente l'attraversamento di un secondo torrente, meno impetuoso. Qui attorno un pannello illustra come il ghiaccio modelli non solo le vallate ma anche, ancora oggi, il terreno e la sua conformazione.

Appena dopo il ponticello, circa venti minuti a monte del rifugio Bignami, inizia il vero e proprio sentiero glaciologico Luigi Marson, diviso - dopo un passaggio ai piedi di una parete rocciosa e una ripida salita tra sfasciumi e pietraie - lungo tre direzioni: A, B e C.

Seguendo le indicazioni A si prende ulteriormente quota fino al Lago Fasso, affacciato sulla più occidentale ramificazione del ghiacciaio di Fellaria. Si cammina sul filo della morena laterale. Alla base, diverse centinaia di metri sotto il ghiacciaio, s'è formato un altro laghetto che impreziosisce una piana erbosa solcata da un torrente. Diverse cascate scaricano a valle decine di metri cubi d'acqua ogni secondo.

La traccia B, invece, si divide dopo qualche decina di metri dalla C e si addentra proprio verso questo laghetto ricalcando la "traiettoria" di ritiro della vedretta occidentale: fino agli ultimi decenni del Novecento il ghiacciaio arrivava fin qui dove ora restano rocce. Massi erratici e rocce levigate testimoniano il millenario lavorìo dei ghiacci.

Il C, infine, sale verso il Fellaria orientale lasciandosi sulla sinistra il vallone in cui si addentra il sentiero B. Al laghetto formato dalla vedretta orientale si arriva in circa 30-40 minuti dal bivio (A - B/C), dopo aver attraversato un tumultuoso torrente grazie ad un ponte in legno e non prima di aver preso ulteriormente quota tra le rocce: due i pannelli illustrativi lungo la salita. Il primo, in realtà, non è altro che un punto di riferimento, ovvero il punto in cui arrivava il ghiacciaio del 1947 (sembra incredibile), il secondo evidenzia invece gli esiti del crioclastismo (ovvero del susseguirsi di gelo e disgelo) sulla roccia.
Giunti ai piedi del ghiacciaio di Fellaria Est, a circa 2600 mslm, lo spettacolo è tristemente eclatante: dal 2006, il ghiacciaio è spezzato in due. Dalla tormentata parte superiore precipitano blocchi di ghiaccio e sgorgano diverse cascate che alimentano il ghiacciaio inferiore la cui fusione ha dato origine ad un lago in cui, spesso, navigano iceberg derivanti da crolli e fratture del ghiacciaio stesso. Inutile dire che fino a pochi anni fa non esistevano né il ghiaccio, né le cascate, né due ghiacciai: il tutto era un corpo unico e scivolava molto più a valle di quanto fa ora.
Anche qui, pannelli illustrativi spiegano e raccontano la storia geoglaciologica del luogo.

Sono necessarie quasi due ore per camminare, con calma, dal rifugio Bignami al laghetto glaciale posto ai piedi della vedretta orientale di Fellaria. Dal parcheggio, dunque, sono richieste almeno due ore e mezza. Il dislivello complessivo è di poco inferiore ai settecento metri. Pur non essendo mai davvero ripido il percorso richiede comunque allenamento e passo fermo perchè spesso si cammina su pietre e sfasciumi.
E' sconsigliato avvicinarsi alle rive ed in particolare alla fronte del ghiacciaio. 

Clicca per una mappa d'insieme dei tre percorsi glaciologici
 

Così il sito www.ecomuseovalmalenco.it descrive l'evoluzione del ghiacciaio e delle sue propaggini.
Le prime descrizioni glaciologiche del versante lombardo risalgono al 1899, per mano proprio di Luigi Marson, professore al Regio Istituto Tecnico di Sondrio e membro della Società Geografica Italiana. Da esse si ricava che il ghiacciaio aveva già abbandonato il piano di Alpe Gera e la lingua si attestava a circa 2300 m di quota. Da allora il ritiro è stato pressoché costante: la separazione delle due lingue, orientale ed occidentale, avvenne negli anni Trenta del secolo scorso, e si è verificato un solo periodo di controtendenza tra il 1977 ed il 1985, con una fase di stazionarietà e di avanzata delle fronti di qualche decina di metri.
A partire dagli anni Novanta del Novecento si assiste ad una spettacolare e rapida riduzione glaciale ed a importanti modificazioni morfologiche.
La fronte ovest ad inizio anni 2000 ha subìto la completa fusione della seraccata che scendeva a quota 2500 m, lasciando il posto ad un laghetto, ed ora si è posizionata a quota 2750 m circa.
La fronte est nel 2006 perde continuità con la parte superiore del ghiacciaio, in corrispondenza del grande salto roccioso a 2900 m circa di quota. La parte inferiore, alimentata quindi dal solo crollo del ghiaccio soprastante, inizia una notevole involuzione con l’assottigliamento progressivo della lingua glaciale e la comparsa di laghetti alla fronte, che nel 2015 si sono uniti in un solo grande lago di contatto glaciale.

Ma molto più delle parole può fare l'osservazione delle tabelle esplicative e cliccando i seguenti link è possibile vedere:
- la sagoma del Fellaria ovest nel 1990
- nel 1996
- nel 2010
Ed inoltre:
- la sagoma del Fellaria est nel 2010
- nel 2012

- nel 2015
Infine, cliccando quest'ultimo link  è possibile visionare lo schema d'insieme del ghiacciaio di Fellaria confrontando l'estensione del 1860 con quella del 1954 e del 2016.

La mappa dei sentieri si può osservare cliccando questo link
Il link www.ecomuseovalmalenco.it/percorsi/percorsi-naturalistici/sentieri-tematici/sentiero-glaciologico-luigi-marson/ apre la pagina creata dall'ufficio turistico locale e dedicata ai ghiacciai della valle.

Su www.cicloweb.net:
- un'altra pagina dedicata alle escursioni in val Malenco,
- la guida alla val Malenco ed ai suoi dintorni,
- gli itinerari per pedalare in val Malenco,
- una ciaspolata da www.ciaspole.net: il rifugio Cristina in inverno,
- varie idee per ciaspolare in val Malenco, sempre da www.ciaspole.net

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