paradiso escursionistico nelle Alpi cuneesi
"La Valle Maira (o Val Maira, nella parlata locale) è patria dell'escursionismo, riconoscimento di una politica perseguita negli anni alla valorizzazione dei percorsi escursionistici, che l'hanno fatta conoscere dal turismo internazionale. Questa valle selvaggia, che oggi può portar vanto di essersi mantenuta incontaminata, ha un fascino antico con le sue borgate e la possibilità di godersi in tranquillità i grandiosi e mutevoli panorami dei suoi numerosi valloni laterali e gruppi montuosi. Si passa dalle facili passeggiate tematiche per famiglie alle escursioni ai numerosi laghi alpini, dai trekking giornalieri ad anello alle tante vette che sfiorano e superano i tremila metri di altitudine facilmente raggiungibili da escursionisti esperti, dagli impegnativi trekking di più giorni ai grandi tour intervallivi e transfrontalieri. Camminare a passo lento permette di godersi la natura, vivere la storia di una cultura alpina che oggi trova una nuova identità nel turismo, attraversare montagne che per secoli hanno visto il passaggio di uomini ed eserciti da un versante all'altro delle Alpi, teatro di scambio della cultura occitana o di drammatiche battaglie di cui restano muti testimoni fortini, bunker e reticolati".
Una pagina web che si chiama "trekking in Valle Maira" si propone un obiettivo troppo ambizioso. Così vasta e variegata, la Valle Maira offre una serie di opportunità escursionistiche che è difficile riassumere in un'unica pagina web. Ci vorrebbe un libro (e che libro) per parlare dei percorsi che si possono fare da Villar San Costanzo alle cime alte più di tremila metri che segnano il confine con la Francia.
Ci limitiamo, quindi, a raccontare i percorsi che abbiamo sperimentato sul campo, rimandando a www.vallemaira.org per altre idee nel territorio solcato dal torrente Maira e dai suoi affluenti.
PASSO DELLA GARDETTA, DA VIVIERE
Questa passeggiata si snoda su un percorso che appare interessante per i suoi risvolti paesaggistici e culturali, storici ed escursionistici. La salita al passo della Gardetta, a 2437 metri di quota, unisce al panorama la possibilità di ammirare le particolarità architettoniche del territorio occitano e indagare alcuni lasciti del primo Novecento.
Il punto di partenza è fissato nel vallone di Unerzio, nei dintorni di Viviere, borgata secolare, in legno e pietra locali, che da qualche anno è divenuta un rifugio “diffuso” (1720 mslm). Si inizia a camminare su una strada sterrata che prende quota in un bosco di larici e raggiunge in meno di un'ora un verdeggiante alpeggio, il Prato Ciarliero (1950 mslm), presidiato dalle Grange Resplendino e dominato dalle scoscese pareti dell’Oronaye (cima a 3100 metri di altezza).
La vista su questa montagna, una delle più alte del settore con i suoi 3100 metri, si completa salendo verso il passo della Gardetta: lungo il sentiero, in realtà, guardando a nord si apre un panorama sempre più vasto.
Salendo al passo si transita accanto a due bunker risalenti al periodo tra le due guerre mondiali: si tratta di opere parte del Vallo Alpino Littorio, realizzate dalla dittatura fascista che intendeva fortificare il confine con la Francia. A seguito dei trattati di pace vennero dismesse, demolite e abbandonate.
In campo ormai aperto, si guadagna il valico dove si apre un’ampia quanto sorprendente vista sull’Altopiano della Gardetta.
Lo sguardo abbraccia un territorio che appare sconfinato, vivacizzato da morbide ondulazioni e chiuso da vette più o meno imponenti tra le quali spicca la Rocca la Meja, alta 2830 metri e uno dei simboli della Valle Maira.
Mezz’oretta più a valle - sull'altro versante - si può trovare ristoro presso il rifugio Gardetta, avendo cura – però – di informarsi sul periodo di apertura. Ad oggi, ottobre 2023, la struttura è chiusa per lavori di restauro.
La discesa avviene sulla via di salita, ammirando con meno affanno il panorama contemplato all’andata.
MONTE ESTELLETTA, DA VIVIERE
Sempre da Viviere parte una salita dall'ambientazione ben diversa dalla precedente, soprattutto nel finale. La partenza è in comune, sulla strada sterrata che prosegue in direzione del passo della Gardetta. Al primo bivio, però, si devia a destra e - al netto di qualche scorciatoia - si prosegue in salita su pista forestale. Si passa per le Grange Vallone (rudere, 1972 mslm), le Grange Rosano 2044 mslm e le Grange Colletto 2187 mslm fino ad arrivare al Colle Ciarbonet a 2206 mslm.
Dal colle si costeggiano gli ultimi larici che si arrampicano sul versante nord per arrivare in vetta al monte Estelletta, a 2318 mslm. Vastissimo il panorama in ogni direzione: è la bellissima vista sull'alto Vallone di Unerzio e sulle montagne a nord a rendere meritevole la passeggiata, oltre al contesto d'alta quota che caratterizza tutti i passaggi oltre il limite del bosco.
Come detto sono possibili scorciatoie sia lungo la strada sia nel finale, tagliando per i pascoli. In salita si cammina per poco meno di un paio d'ore.
Più impegnativo raggiungere la pur vicina vetta del monte Midia, a 2341 mslm, dopo esser scesi rapidamente ad un colletto posto a 2260 metri di quota.
COLLE DI CIARBONET, da SARETTO
Si tratta del medesimo colle della passeggiata precedente (2206 mslm), raggiunto però dal versante settentrionale. Partendo dalla località Sorgenti del Maira (1625 metri di quota, poco a monte di Borgata Saretto) si cammina senza possibilità d'errore in un bellissimo bosco di abeti e larici. Inizialmente fitto, il bosco si fa sempre più rado: giunti al colle, i larici lasciano spazio alle vaste praterie che caratterizzano il pendio meridionale del monte Estelletta (2318 mlsm) che si può raggiungere agevolmente seguendo la linea della cresta sommitale.
Il fascino della passeggiata risiede senz'altro nell'affaccio finale, verso il vallone di Unerzio, ma anche negli scorci su Saretto e nei passaggi in un bosco davvero incantevole.
Si sale per circa 1h45' da Sorgenti del Maira.
COLLE DEL MULO
Questa breve ma impegnativa passeggiata prende le mosse dalla strada che mette in comunicazione la Valle Maira con la Valle Grana e poi la Valle Stura. Oltre la fascia delle conifere si aprono vaste praterie dove trovano spazio preziosi alpeggi: il latte ricavato viene utilizzato per la produzione di formaggio, tra tutti il Nostrale, a pasta semidura.
Dall'Alpe Valanghe (2100 mslm) si inizia a camminare su una mulattiera per poi continuare su un ripido sentiero fino al Colle del Mulo (2530 mslm) dal quale volendo, con un traverso poco impegnativo, si può agevolmente raggiungere il Colle d'Ancoccia (2525 metri sul livello del mare) per ammirare la Rocca la Meja, icona della Valle Maira. Tutt'attorno si possono scorgere resti di bunker e casermette risalenti al Primo Dopoguerra, quando l'Italia fascista aveva dato il via alla costruzione del Vallo Alpino Littorio, per fortificare tutte le Alpi, dal confine con la Francia a quello con l'Austria. La salita impegna per poco più di un'ora e non propone particolari difficoltà tecniche: è tuttavia ripida nella parte finale, scavata tra pietraie d'alta quota.
Curiosità: il regime fascista intendeva completare la mulattiera fino al Colle del Mulo ma gli eventi bellici ed i successivi trattati di pace portarono all'abbandono dei lavori.
LAGO DI APZOI
Camminata mediamente impegnativa, priva di punti di respiro ma anche di momenti da togliere veramente il fiato, verso altipiani d'alta quota ed alcune tra le vette più alte dell'alta Valle Maira. Ricalca più o meno fedelmente il tracciato del sentiero Pier Giorgio Frassati.
Si parte dalle Sorgenti del Maira (1625 mslm) e si inizia a salire senza tregua fino ai pressi del lago di Vivaisa (1990 mslm): si tratta di un sentiero abbastanza ripido che guadagna rapidamente più di trecento metri di dislivello e porta a dominare il lago, posto ai piedi di una vertiginosa parete rocciosa. Un paio di grange abbandonate si trovano a due passi dal sentiero e più a valle.
L'eventuale discesa al lago sfiora i ruderi dell’Albergo Rifugio Principe di Piemonte, risalente ai primi del '900. La struttura ospitava villeggianti, escursionisti ma anche i militari. Fu inaugurato alla presenza di Giovanni Giolitti, uno dei principali politici della storia unitaria, e venne distrutto da un incendio nel 1924: tra le attrattive del rifugio vi erano le gite in barca sul laghetto. Una cosa che potrebbe richiamare l'attuale del lago di Braies?
Ai fini della camminata, non è in realtà necessario raggiungere il lago che si può lasciare qualche decina di metri più in basso (a 1900 metri di altitudine), proseguendo invece sul sentiero che prende quota - ora più dolcemente - in direzione sud-est. Un traverso ai piedi di pareti verticali introduce al finale dell'escursione e ad un nuovo tratto di salita. Poche balze e si giunge in vista del bivacco Bonelli (2322 mslm), posto a presidio del lago di Apzoi (2295 mslm), su cui incombono l'Auto Vallonasso e il monte Oronaye, alto 3100 metri, che si specchiano nelle limpide acque del lago.
Vale la pena proseguire oltre verso i laghi delle Munie (o l'omonimo passo, confine con la Francia) per addentrarsi in un suggestivo contesto d'alta quota caratterizzato da sterminate praterie e morbide ondulazioni punteggiate dai ruderi di qualche antica grangia.
Si può tornare per la via di salita o chiudere un itinerario ad anello attraverso il passo della Cavalla.
CASCATE DI STROPPIA E LAGO DI NIERA
Percorso che cambia radicalmente a seconda della stagione in cui viene provato: noi siamo saliti a ottobre e le cascate di Stroppia erano in magra, prive dei salti più in quota, ed il lago di Niera era letteralmente prosciugato. Una distesa di grigia sabbia alpina.
In primavera, invece, le cascate sono uno spettacolo e tra il Rifugio Stroppia (che in realtà non è un rifugio ma è un bivacco) ed il lago si attraversa il loro salto più alto. Il lago di Niera, invece, è caratterizzato da acque blu in cui si riflettono le cime dell'alta Valle Maira. Tra queste la Tete de Ciriboles ed il Brec de Chambeyron, alte rispettivamente 3240 e 3380 metri spiccano nella cresta di confine con la Francia.
La salita ricalca il sentiero Dino Icardi, impegnativo anello d'alta quota, dettagliato in un pannello in legno alla base del sentiero per il rifugio Stroppia.
Si parte dal rifugio Campo Base, a circa 1650 metri di quota ed a breve distanza dalla splendida borgata di Chiappera.
Si parte su un'ampia sterrata che si abbandona presto assecondando le indicazioni escursionistiche.
Inizia ora una impegnativa salita che si può dividere in tre momenti.
Il primo è caratterizzato da un paesaggio di radi larici e da una salita impegnativa, ma non proibitiva, che sfiora diverse volte il tratto più a valle delle cascate di Stroppia (qui fragorose anche ad ottobre).
Dopo il Lac Ars (più o meno evidente a seconda del periodo) si prende a salire per tornanti in un ghiaione che conduce alla base delle pareti rocciose.
L'ultimo tratto è il più severo e - pur rimanendo sempre abbastanza largo - è abbastanza esposto. Si tratta di un sentiero letteralmente strappato alla roccia che prende quota rapidamente, tra gradini di roccia, scalini in legno e tratti ripidi in cui - volendo - ci si può aiutare con una corda fissa.
Quasi all'improvviso spunta il tetto del rifugio (che come detto è un bivacco) che domina il vallone di Maurin (la parte di Valle Maira a monte di Chiappera) e si affaccia sulla vicina Rocca Castello e la lontanissima Rocca la Meja, che si erge all'orizzonte.
In meno di dieci minuti si può proseguire sul sentiero e raggiungere il lago di Niera dopo aver superato nuovamente, con un ponticello, le cascate di Stroppia (a fine stagione e in periodi secchi questo passaggio è asciutto).
Il ritorno avviene sulla via di salita ma è possibile disegnare un anello che prevede il passaggio dai 2815 metri di quota del bivacco Barenghi per poi rientrare a Chiappera lungo il vallone di Maurin.
CICIU' DE VILLAR
Chiudiamo la pagina con un percorso, anzi due, di bassa collina tra i Ciciù de Villar, le piccole piramidi di pietra che si nascondono tra i boschi di Villar San Costanzo.
I percorsi - a partire dalla biglietteria - sono due e si sovrappongono solo per i primi 10-15 minuti.
Il primo, chiamato Ciciùvagando, prevede un dislivello di circa sessanta metri ed un impegno di 25-35 minuti. Senza fare troppa fatica (ma senza nemmeno sottovalutarlo troppo, siamo sempre su un sentiero) si ammirano le più curiose formazioni, sia quelle "singole" sia quelle a gruppi. E' l'ideale per chi ha poco tempo o visita la Riserva con i bambini.
Il sentiero escursionistico più lungo, invece, richiede fino a due ore (al netto delle soste) ed ha un dislivello complessivo di quattrocento metri.
I ciciù (detti localmente anche "ciciù d'pera", "pupazzi di pietra") si sono formati al termine dell'ultima era glaciale, circa dodicimila anni fa. Con la fusione dei ghiacciai vi fu l'esondazione del torrente Faussimagna le cui acque erosero le pendici del monte San Bernardo e trascinarono a valle un'enorme quantità di detriti. Terremoti e frane, invece, fecero staccare grandi massi dalla sommità del monte.
Questi ultimi sono i cappelli che oggi sormontano i ciciù i cui gambi, invece, sono il risultato della progressiva erosione del terreno.
Il destino geologico di queste formazioni è il collasso: prima avverrà (come già accaduto per molti ciciù) la caduta del cappello, successivamente, venendo meno la protezione dall'acqua piovana, l'erosione del gambo sarà più rapida e la formazione cesserà di esistere.
L'accesso alla Riserva ha un costo di tre euro mentre il parcheggio è gratuito.
Scarica qui un PDF che racconta tre percorsi escursionistici a tappe, i Trekking Occitani: il Sentiero delle Ginestre, il Sentiero Dino Icardi ed il Sentiero del Confine.
Visita anche la pagina di www.cicloweb.net dedicata alla mountain bike in Valle Maira ed anche la pagina "guida" alla valle Maira.
Pagina realizzata in collaborazione con www.vallemaira.org, sulle pagine del sito è anche possibile scaricare una comodissima mappa interattiva per visualizzare e collocare i percorsi proposti (clicca)