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Baite Fontanili, sopra San Simone (scorri la gallery!)
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Casera di Porcile dal passo di Tartano
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Linea Cadorna al passo di Tartano
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Pizzo Cengalo e val Masino dalla cima di Lemma
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Fioritura di crocus alla Pigolota di Valtorta (scorri la gallery!)
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Pigolota di Valtorta
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Un mare di crocus
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Mezzoldo, sulla via Priula
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Cornello del Tasso, lungo l'antica Strada Priula
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Cornello del Tasso
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La Brianza dalle creste del Resegone
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Le Grigne dal Resegone
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Vista sul ramo manzoniano del lago di Como, dal Resegone
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Lungo la via delle creste, cima Quarenghi
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In salita sulla via delle creste
Lombardia

Val Brembana e dintorni

La val Brembana è uno dei due "assi portanti", con la val Seriana, della montagna bergamasca, quelllo più occidentale. Sul corso del torrente Brembo confluiscono diverse vallate che si estendono verso est ed ovest fino a raggiungere i crinali di confine con le province di Lecco e Sondrio.

A Piazza Brembana la valle principale si divide in due: a nord-est, si estende la valle solcata dal torrente Brembo di Carona mentre a nord-ovest scorre il torrente Brembo di Mezzoldo. Entrambe le vallate si chiudono con uno spartiacque con il versante valtellinese delle Orobie. Salendo a nord-ovest, però, la valle - dopo essersi aperta ulteriormente verso ovest con la val Stabina - culmina con il passo di San Marco, antica via di transito che rimanda alla dominazione veneta, ad est, invece, la valle è "chiusa" nei suoi rami di Carona, Foppolo e San Simone

Le passeggiate in alta val Brembana si legano a doppio filo alla storia militare e commerciale di questo territorio apparentemente così remoto ed isolato.

La Linea Cadorna è protagonista di una passeggiata con partenza alla Baita del Camoscio, a 1750 metri sul livello del mare, poco oltre San Simone. Al punto di partenza si arriva anche in auto, avendo cura di percorrere con estrema attenzione gli ultimi ottocento metri di strada sterrata. In alternativa si può partire dalla partenza più bassa degli impianti, a circa 1650 metri di quota. Impianti? Sì, San Simone - con Foppolo e Carona - era uno dei tre comprensori sciistici di BremboSki, società fallita che ha lasciato "gli scheletri" di skilift e seggiovie sulle pendici meridionali della vallata.
Ancora oggi non si sa che futuro avranno questi impianti e queste piste. 
Lasciata alle spalle la Baita del Camoscio, ci si immerge subito in un ambiente d'alta quota che ci si aspetterebbe ad altitudini superiori. Piste e impianti non guastano l'immagine complessiva della valle (ci si attende, invece, il ripristino dei parcheggi e dei dintorni delle poche case di San Simone, oggetto di lavori): si cammina puntando una baita isolata e guidati da un primo cartello escursionistico. Si percorre una pista agripastorale abbastanza evidente che punta verso nord.
Dopo la baita si prosegue a mezza costa sulla citata ampia pista incontrando il bivio per il passo di Lemma che si ignora dirigendosi - segnavia 101 - verso il passo di Tartano e le Baite Fontanili, davvero suggestive e perfettamente inserite nel panorama. Oltre le baite, si scende per qualche decina di metri e si affronta l'unico tratto boscoso della giornata. Sono solo pochi minuti perché presto si riprende a salire e - dopo esser passati da Baitone Saline - si raggiunge il passo di Tartano, 2125 metri di altitudine, spartiacque tra la val Brembana e la val Tartano, tra le province di Sondrio e Bergamo. Una grande croce bianca incombe sul passo che propone il primo evidente affaccio sulle opere della Linea Cadorna: feritoie, trincee e appostamenti si susseguono sia sul valico sia verso sud-ovest, in direzione della cima di Lemma. Il passo di Tartano si raggiunge in meno di novanta minuti da San Simone e regala un'altra sorpresa: il bellissimo panorama sul Pizzo Cengalo e sulle altre cime granitiche della val Masino
Guardando in direzione est, invece, si scorgono i tre laghetti di Porcile. A dispetto del nome, che lascia presagire tutt'altro, Porcile deriva da una parola dialettale valtellinese, "purscil", che significa "purezza". I laghi, quindi, sono storicamente associati all'idea di purezza e limpidezza. Ed i riflessi delle montagne nelle loro acque sembrano confermarlo. La deviazione ai laghi richiede almeno un'ora e mezza tra andata e ritorno e va valutata con attenzione soprattutto in autunno, quando le giornate sono più brevi.
Nella'altra direzione, invece, si prosegue verso la cima di Lemma, 2348 metri: 40-45 minuti lungo la cresta sommitale sono sufficienti per colmare il dislivello, non eccessivo, e superare i pochi passaggi ostici che caratterizzano il primo tratto. Notevoli, anche qui, i resti della Linea Cadorna.
Raggiunta la cima di Lemma si completa un panorama che diviene grandioso quanto inatteso se non si frequenta la zona: alle cime che chiudono a nord la val Masino si aggiungono il monte Disgrazia con il suo ghiacciaio, il Pizzo Tremoggia ed il Pizzo Malenco ed un angolo di Pizzo Bernina, l'ultimo 4000 delle Alpi andando verso est. Non solo: ad ovest si scorgono altri quattromila tra cui spiccano l'Aletschorn (alle cui pendici si estende uno dei ghiacciai più imponenti delle Alpi), il Finsterarorn e lo Schreckhorn.
Difficile lasciare una tale vista che fa quasi dimenticare come alle spalle si alzino tutte le Orobie. Si riconoscono, tra le altre, le vette del Diavolo di Tenda e del Pizzo Arera.
Per rientrare alla base si segue la cresta di vetta fino al passo di Lemma, dove si ritrovano altre evidenti tracce della linea Cadorna, per circa 40 minuti. Un sentiero in rapida discesa condurrà all'ampia pista forestale percorsa all'andata, al bivio ignorato dopo pochi minuti di passeggiata ed infine al punto di partenza.
In totale, soste lunghe escluse, si può chiudere questo anello in circa quattro ore.
Due parole sulla Linea Cadorna, che correva dal Varesotto fino al passo del Mortirolo, tra Valtellina e Val Camonica. La Grande Guerra, la Prima Guerra Mondiale, è passata alla storia come una guerra di logoramento e trincea sia in pianura sia, soprattutto, in montagna. In quota, i fronti più caldi furono senz'altro quelli dell'Adamello, delle Dolomiti, di Asiago, degli Altipiani Trentini. Anche le Orobie, però, furono fortificate perché il generale Luigi Cadorna decise di proteggere questi crinali nel timore di un ipotetico sfondamento austriaco dei passi Stelvio e Tonale o di un'incursione attraverso la neutrale Svizzera. Fu la "milizia territoriale", in pratica i "civili" del posto, a realizzare queste opere che - talvolta - si possono confondere con recinti rurali. Visto che la Guerra prese altre direzioni, le truppe che presidiavano la Linea Cadorna furono progressivamente assegnate ad altre, più cruente, destinazioni.
In particolare nei pressi dei due valichi (di Lemma e di Tartano) si possono osservare trincee con vani portamunizioni, camminamenti e cavernette di riparo realizzate per affacciarsi sulla val Tartano e scorgere con grande anticipo gli eventuali movimenti del nemico.

Spostandosi sul ... "ramo di Mezzoldo", invece, ci si può dedicare all'antica via Priula, ancora visibile in alcuni passaggi. E' una traccia di origine medievale che portava da Bergamo fino al passo San Marco unendo così il territorio elvetico (la Valtellina era parte della Confederazione) alla Repubblica di Venezia, senza pagare gli esosi dazi del Ducato di Milano.
La strada sostituiva un tracciato più antico, ritenuto inefficiente, e fu voluta dal Podestà di Bergamo Alvise Priuli da cui prese il nome. La costruzione risale alla fine del Cinquecento e servì per almeno duecento anni: la fine della Serenissima Repubblica di Venezia, annessa all'Impero AustroUngarico dopo gli anni di Napoleone, segnò la decadenza di questo tracciato che oggi non è che un evocativo percorso escursionistico.
Due i tratti più interessanti: da Mezzoldo a Ca' San Marco e, sul versante valtellinese, la salita oltre Albaredo. Una delle opere più significative, le "chiavi di Botta", sono purtroppo andate perdute da secoli. Rappresentarono una vera e propria svolta perché consentirono di evitare lunghe e tortuose deviazioni unendo direttamente, ma arditamente, i due versanti di una profonda forre scavata dal Brembo.
Una curiosità: il passo iniziò a chiamarsi così solo in epoca moderna, proprio in virtù della dominazione veneta, localmente era più noto come Giogo o Mont Albitt (dalla valle del Bitto, sul versante valtellinese).

Come detto, a valle di Mezzoldo si apre la Valle Stabina, più nota per la sua principale località Valtorta, che offre la possibilità di godere di una delle più belle fioriture di crocus dell'arco alpino: i prati della Pigolota, sede di questo spettacolo, si possono avvicinare in auto ma per non dilungarsi tra permessi e divieti è forse più interessante arrivarci a piedi.
Un'alternativa, infine, è arrivare ai prati della Pigolota in mountain bike, come descritto in questa pagina (www.cicloweb.net/ispira/ispira/itinerari52.htm). 
La salita da Cantello, frazione dalla storia antica, è una vera e propria sfida non tanto dal punto di vista fisico, si sale da 1044 a 1503 metri di quota, ma dal punto di vista dell'orientamento in quanto non abbondano i segnavia ed è necessario sapersi orientare tra bivi e mulattiere.
Si prende l'evidente sentiero che parte tra le poche case e si procede verso monte, addentrandosi in un bosco. Per il proseguio di questa salita lasciamo le parole a Cristian Riva ed al suo blog: https://www.cristianriva.it/monte-pigolota-prati-crocus/

Sono però svariate le vallate laterali che si aprono lungo il corso del torrente Brembo. 

Una di queste vallate, una delle più meridionali, è la valle Imagna. Tra le tante escursioni che vi si possono ambientare la più frequentata e evocativa è senza dubbio la conquista del Resegone che, pur se celebrata vetta lariana, cantata anche da Alessandro Manzoni ne I Promessi Sposi, risulta più facilmente raggiungibile partendo da Brumano.
Ma come si raggiunge la vetta del Resegone dalla valle Imagna? Le soluzioni sono più d'una. 
Si può percorrere la via classica (che a sua volta ha più varianti) oppure la più lunga ed impegnativa via delle creste.
Da Brumano si sale sul sentiero che parte accanto alla chiesa parrocchiale, guidati dalle indicazioni verso il rifugio Azzoni, dato a 2h30'. La segnaletica individua, tra sterrato ed asfalto, il segnavia 13: si ignora la deviazione per il rifugio Monzesi e si continua a salire fino ad un abbeveratoio.
Oltre questo punto il sentiero affronta un primo tratto ripido per poi proseguire tra radure e boschi di latifoglie alternando pendenze varie.
A circa 1500 mslm, al Piano di Brumano, si prosegue sul 571 (indicato anche come 17): quando si esce dal bosco si disegnano diverse serpentine tra radure in quota e pietraie fino ai 1875 metri di quota del Resegone.
Un'altra via di salita, in valle Imagna, parte da Fuipiano. Si prosegue oltre il paese fino ad un parcheggio dove inizia una strada pastorale. Il sentiero supera alcuni casolari e in località Pallio imbocca il segnavia 578 che porta fino alla Bocca di Pallio, a 1390 metri di altitudine, dove si scorge l'indicazione per il rifugio Azzoni da seguire fino alla meta.
Il sentiero delle creste parte invece da Erve, nel Lecchese, ed è ben più impegnativo anche dal punto di vista tecnico.


In inverno, sul Resegone si arriva con le ciaspole! Clicca qui: www.ciaspole.net/itinerari1/lombardia/ciaspole-resegone.htm
Quanto descritto sopra non è che un accenno alle infinite possibilità offerte dalla val Brembana e dai suoi dintorni. Avremo modo di arricchire questa pagina con altre passeggiate ed escursioni sui monti della val Brembana!


Escursioni nella vicina Val Seriana: clicca! E nella vicina di val di Scalve: clicca qui.
In bicicletta e mountain bike nelle montagne della Bergamasca: clicca per aprire gli itinerari in Valseriana e val di Scalve o per navigare tra i percorsi in val Brembana.
La guida alla val Brembana ed alle sue valli laterali oltre ad una guida sulla val di Scalve e la vicina Valseriana.
Ed inoltre ciaspolate in Lombardia, da www.ciaspole.net

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